La classificazione dei crediti edilizi, soprattutto quelli relativi al superbonus e alla luce del meccanismo di cessione dei crediti edilizi potrebbe sconvolgere i piani del Governo, benché non sia stata ancora presa una decisione definitiva. Ieri al Senato, in Commissione Finanze e tesoro, si è svolta l’audizione dei rappresentanti dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI), di Federcasse-BCC e di Eurostat, relativa all'indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.

La questione riguarda la classificazione dei crediti edilizi come “non pagabili” o “pagabili”, anche alla luce del recente aggiornamento del Manual on Government Deficit and Debt (MGDD) operato da Eurostat, che avrebbe un differente impatto sul Bilancio dello Stato. 

La discussione poggia sui tre criteri relativi alla trasferibilità, differibilità e compensazione dei crediti con qualsiasi tipo di imposta. Criteri da cui deriverebbe la probabilità finale che una parte di questo credito sia persa e che, dunque, lo stesso possa essere considerato “non pagabile” o appunto “pagabile”.

Secondo il rappresentante italiano di Eurostat Luca Ascoli “se alla fine una parte consistente di questi crediti fiscali sarà non pagata, allora in questo caso verrebbe considerata come non pagabile, mentre in caso contrario se la parte è minima o piccola verrà considerato come pagabile". Secondo Ascoli tale classificazione spetterebbe all'Istat.

“Sul Superbonus, abbiamo più volte fatto presente quanto ribadito da  Eurostat - dichiara il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi - e vale la pena ricordare che ad incagliare i crediti fiscali non è stata la mancanza di risorse, ma i continui cambi normativi; la cedibilità dei crediti non è impattante sul debito, ma solo sul deficit, ed ha ricadute positive sulla nostra economia”.
“Federcepicostruzioni - che nei mesi scorsi ha inviato una lettera a tutti i parlamentari - ha già da tempo evidenziato le considerazioni oggi in qualche modo confermate anche da Eurostat. Il Superbonus, contrariamente a quanto sommariamente e superficialmente si afferma, non genera debito: si tratta di una detrazione, peraltro spalmata su cinque anni, alla quale non corrisponde alcuna “uscita” ma, al più (ma è tutto da verificare) una riduzione delle entrate fiscali”. 

Il Superbonus ha impattato in maniera estremamente positiva sul Pil producendo crescita, sviluppo, ricchezza; e quindi maggiori introiti anche per lo Stato in termini di imposte riscosse. Ha generato maggiore occupazione e quindi più redditi da tassare, ma anche maggiori consumi. “Un circolo virtuoso - aggiunge ancora il presidente di Federcepicostruzioni - che questo Governo non può più ignorare fermandosi ad analisi superficiali, miopi e parziali”. 

“Restiamo dell’avviso - conclude il presidente Lombardi - che strumenti come il Superbonus, come attestato anche da CRESME e Nomisma, hanno un impatto estremamente positivo perché generano sull’economia nazionale un valore economico complessivo pari a oltre il triplo degli investimenti ammessi in detrazione”.

“Ci conforta oggi l’ennesima analisi obiettiva di Eurostat che conferma le nostre te. L'auspicio è che – anche alla luce dei recenti orientamenti europei tesi a rendere gli edifici meno energivori entro il 2030 – si torni sui propri passi e si riprendano forme di sostegno in tutto e per tutto assimilabili al Superbonus”.