Avellino

Contro di me sono state costruite ad arte sono falsità, non ho mai fatto usura”. Questo il contenuto delle dichiarazioni spontanee rese al termine della lunga escussione di un teste, dall’imputato Nicola Galdieri.

Accompagnamento coatto

Il teste ascoltato ieri in aula è stato G. C. per il quale era stato disposto l’accompagnamento coatto. G.C. ha chiarito “di non aver ricevuto nessuna minaccia o intimidazione” che potesse giustificare la sua assenza nelle precedenti udienze. Inoltre ha confermato di conoscere Nicola Galdieri da anni, in quanto era socio in affari del padre, O.C. I due commerciavano auto.

L’immobile di proprietà finito all’incanto

Il teste in aula, ha provveduto anche a ricostruire la vicenda giudiziaria che ha riguardato un immobile di proprietà sua e della sorella, ubicato a San Potito Ultra. Purtroppo, non riuscendo più a fronteggiare il forte indebitamento, l’immobile nel 2019 finì all’asta. Il teste ha raccontato di aver appreso – al termine dell’esecuzione immobiliare che la villa di proprietà era stata acquistata regolarmente  da Livia Forte e Armando Aprile per 120mila euro. Ha chiarito di non aver mai avuto pressioni di alcun genere anche quando l’immobile era finito all’asta, per evitare che partecipassero.

Solo dopo – così come richiesto da Livia Forte – si recò alla pizzeria It’s Ok per cercare di recuperare il bene di famiglia. Ma per quel bene Livia Forte, che ad oggi detiene ancora la proprietà su metà dell’immobile, gli chiese 600mila euro. Quando riferì al padre di aver perso la villa all’incanto, il padre disse che avrebbe cercato di informare il suo socio Nicola Galdieri, che fino a quel momento non sapeva nulla. Il giovane ha riferito in aula che il padre, scavalcando anche Nicola Galdieri, riuscì a recuperare da Armando Aprile metà della villa per 120mila euro.  Il processo è stato rinviato al 27 febbraio, quando verranno ascoltati gli ultimi testi citati dall’avvocato Gaetano Aufiero.