Ricorsi respinti dalla Cassazione e condanne definitive per undici persone di Benevento coinvolte nell'indagine antidroga della Squadra mobile rimbalzata all'onore delle cronache il 20 luglio del 2018. Si tratta (tra parentesi la pena stabilita in appello ) di Giuseppe Iele (11 anni), 39 anni; Enzo Martinelli (7 anni e 6 mesi), 43 anni; Cosimo Sferruzzi (7 anni e 6 mesi), 36 anni, Antonio Cifiello (7 anni e 6 mesi), 42 anni , Cristian Bertozzi (7 anni e 2 mesi), 42 anni, Stanislao Musco (6 anni e 8 mesi), 46 anni; Alberico D'Auria (6 anni e 8 mesi), 28 anni, Mauro Fornito (6 anni e 8 mesi), 51 anni, Marco Intorcia (6 anni e 8 mesi), 35 anni, Raffaele Iuliano (6 anni e 8 mesi), 33 anni; Umberto Ianniello (1 anno e 6 mesi), 36 anni.
Più alte le pene stabilite dal Tribunale di Benevento il 9 luglio del 2020 e poi ridotte in secondo grado per alcuni imputati. Sono stati impegnati nella difesa gli avvocati Antonio Leone (per Intorcia, Iuliano e Musco), Claudio Fusco (per Bertozzi), Marcello D'Auria (per Cifiello e D'Auria), Giuseppe Arena (per Fornito), Gerardo Giorgione (per Ianniello, Iele e Sferruzzi) e Luca Russo (per Martinelli).
Nel mirino degli inquirenti, come si ricorderà, era finita l'attività di una associazione per delinquere che si sarebbe occupata dell'approvvigionamento della droga -cocaina, crack, eroina, marijuana ed hashish- tra Villa Literno, Giugliano, Castelvolturno e Napoli, e della sua vendita nel capoluogo sannita.
L'inchiesta, partita nell'ottobre del 2013 dopo l'incendio al rione Libertà della Mercedes di un personaggio noto alle forze dell'ordine - un rogo ricondotto alla lotta in corso per il controllo del traffico e dello spaccio della roba'- riguardava fatti inclusi in un arco temporale che va dal novembre del 2013 al gennaio 2015.
Quindici mesi di lavoro investigativo intervallato da arresti e sequestri di roba, supportato da intercettazioni ambientali e telefoniche che avrebbero consentito di disegnare vertici e compiti di una associazione di cui è stato ritenuto promotore-organizzatore Nicola Fallarino, 37 anni, uno dei sei imputati che avevano scelto il rito abbreviato, sfociato per lui, nel giugno del 2019, in una condanna a 20 anni e, per gli altri, in pene dai 6 ai 16 anni. Condanne ridotte in appello, con pene da 6 ai 16 anni per Fallarino.