Napoli

Non era bastata la lezione dei mondiali in Qatar, che avevano spinto il calcio sempre più verso il business e sempre meno verso lo sport, e che, con l'arroganza propria del denaro, avevano storpiato i campionati di tutto il mondo, compreso (purtroppo) il nostro, mai come questa volta alle prese con un benefico stravolgimento morale e finalmente guidato dalla squadra che più di tutte avrebbe meritato in questi ultimi 10 anni e in più di un'occasione di vincerlo, se non fosse stato per qualche potere neanche tanto occulto, qualche smemoratezza contabile e qualche "veniale errore tecnico arbitrale".

Parlo, qualora non fosse chiaro, del mio amato Napoli, compagine unica per correttezza - qualcuno se ne rammaricherà - e continuità, di gioco come di risultati. Ora ad aggravare la situazione si era aggiunto l'ennesimo scombussolamento delle regole esistenti da sempre: il girone di ritorno, seguendo logiche oscure e casuali, non sarebbe stato - com'era già accaduto in altri campionati europei e per il secondo anno consecutivo nel nostro - uguale a quello di andata. Lo confesso, la cosa mi aveva contrariato non poco.

Ero abituato da sempre a fare i miei calcoli. Questo affrontato lì, questo ritrovato qui. Nessuno e per nessuna ragione al mondo avrebbe dovuto cambiare l'ordine delle cose così faticosamente costituito nel mio cervello (già in ambasce di per sé). Così alla prima di ritorno mi ritrovavo come per incanto l'ex amata Roma, quella una volta gemellata con noi e ora più odiata della stessa Juventus (faccio onestamente ancora fatica a capire il perchè). Napoli al completo, ma senza Salvatore Sirigu, che ho considerato dal principio e con onore uno dei nostri, e della cui assenza ancora mi rammarico. C'era, però, tal Pierluigi Gollini, non so se per rincalzo o per insidia a quel Meret, a cui si era prolungato il contratto il tempo minimo per rivenderselo al prezzo (si spera) giusto. E c'erano pure le dichiarazioni prepartita di José Mourinho, ex Special One ed ex trasformatore di schiappe in campioni (come di attaccanti in difensori), che a vaga domanda aveva risposto: "Spero di non esser mal interpretato, complimenti al Napoli per lo Scudetto. Lo ha vinto è loro e meritato." Giravano una volta i briganti di strada, in un sud ancora più povero e disgraziato di oggi, ma come lui - portoghese di Setúbal - nessuno mai.