Marcianise

Dopo aver scritto ai rappresentanti del governo italiano, il vescovo di Caserta monsignor Pietro Lagnese interviene ancora una volta a sostegno dei lavoratori della Jabil di Marcianise, rivolgendosi direttamente ai vertici della multinazionale.

In una lettera rivolta al consiglio di amministrazione e al presidente dell'azienda, il vescovo interviene per sostenere la causa dei 190 lavoratori del sito Jabil di Marcianise “a poche ore dal loro licenziamento. Dietro questo numero - 190 - ci sono i volti e le storie di persone che soffrono e, insieme alle loro famiglie, sono in pena e vivono momenti di agitazione. Si tratta di una situazione davvero difficile, anzi drammatica”.

Monsignor Lagnese ricorda il tavolo aperto al Ministero del Lavoro per scongiurare i licenziamenti e parla della provincia di Caserta, dove ha sede lo stabilimento di Marcianise: “...qui la 'forbice' delle disuguaglianze si sta sempre più divaricando”, e come Chiesa “tocchiamo con mano quotidianamente questo dramma sociale e vediamo aumentare, sotto i nostri occhi, sempre di più il numero dei poveri che bussano alla nostra Caritas. La soluzione non può essere però l’assistenza”.

Appello del vescovo: promuovere un nuovo umanesimo

E' nel lavoro che va ricercata la soluzione alle difficoltà riscontrate, ribadisce il vescovo di Caserta che ricorda le parole di Papa Francesco: “La loro dignità - ha detto Papa Francesco - chiede un lavoro, e quindi un progetto in cui ciascuno sia valorizzato per quello che può offrire agli altri. Il lavoro è davvero unzione di dignità”.

E dunque l'invito è di “promuovere un nuovo umanesimo che metta al centro l’uomo”. Di qui l'appello affinché siano sospesi “i licenziamenti e si proceda, come suggerito dal Governo italiano, a richiedere un ulteriore periodo di cassa integrazione per valutare con attenzione soluzioni alternative”.

La vertenza Jabil di Marcianise

Solo pochi giorni la vicenda sindacati e lavoratori hanno prima manifestato per le strade di Caserta, per poi essere ricevuti in Prefettura. Al centro della mobilitazione la “sospensione dei licenziamenti” e nel frattempo la richiesta di “un ulteriori mese di ammortizzatori sociali”.