Il suo nome compare tra quelli pubblicati da il Corriere di Calabria e la Gazzetta del Sud, e non solo (la citazione della fonti è dovuta per evitare la cialtroneria ndr): è quello di Giovanni Izzo, 55 anni a novembre, di Sant'Agata dei Goti, legale rappresentante della 'Ecologia Unitrans', una società di trasporti e stoccaggio rifiuti, destinatario di una delle 56 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari – è il caso di Izzo – adottate in una indagine contro la 'ndrangheta della Dda di Catanzaro e della polizia.
Le ipotesi di reato, a vario titolo: associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza con violenza e minaccia e traffico di influenze illecite, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione ed al riciclaggio di macchine agricole, aggravate dalla transnazionalità e dall’agevolazione mafiosa.
Il nome di Giovanni Izzo era rimbalzato all'onore delle cronache in un'inchiesta della guardia di finanza di Napoli e di Montesarchio in materia di inquinamento ambientale a Sant'Agata dei Goti, nell'area della cava dismessa alla località Palmentata. Una vicenda per la quale Izzo, nel novembre del 2020, è stato condannato, al pari di altre tre persone, dal Tribunale di Benevento: una sentenza contro la quale non è ancora stato fissato l'appello.