“Anche in Irpinia inflazione e bollette hanno determinato una flessione complessiva dei volumi di vendita, le famiglie hanno speso di più per una quantità di beni che diminuisce, mentre i costi fissi delle piccole imprese si moltiplicano. Il 2023 si prospetta ancora pià difficile ed incerto” . È l'allarme lanciato da Giuseppe Marinelli, presidente provinciale della Confeserecenti di Avellino.
“I dati definitivi dello scorso anno – ha proseguito il dirigente dell'associazione di categoria – parlano chiaro: nonostante le promozioni, le strenne natalizie e i bonus erogati dallo Stato, l'economia locale ed in generale quella del Paese sono state investite duramente dalla crisi, colpendo soprattutto i negozi di prossimità e le piccole attività, che hanno dovuto fronteggiare i maggiori costi per l'energia e la sfiducia delle famiglie, di fronte agli eventi drammatici che si sono susseguiti e alle prospettive nebulose. Questo ha determinato l'erosione dei risparmi della famiglie, nel tentativo di mantenere il tenore di vita, a causa della perdita del potere d'acquisto dei redditi, accentuando l'incertezza sul futuro, e peggiorato sensibilmente quello di lavoratori precari e nuclei a basso reddito.
Secondo le stime del centro studi nazionale di Confesercenti, la quota di spesa familiare assorbita da costi per utenze e abitazione dovrebbe infatti assestarsi quest’anno sul 45,8% del totale mensile. Nel 2019 era il 35%.
Una situazione che pesa soprattutto sui redditi medio-bassi. Per le famiglie meno abbienti – il 40% del totale – i costi fissi varranno quest’anno circa la metà dell’intera spesa mensile (il 49%), riducendo ancora di più lo spazio per le altre spese. E nei territori meno sviluppati economicamente, come le aree interne, la situazione per certi versi è ancora più complicata.
A confermare la negatività del quadro è anche l’analisi dei redditi disponibili. Alla fine del 2023 il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti risulterà inferiore di 2.800 euro rispetto al 2021, mentre per i lavoratori autonomi la capacità di spesa si ridurrebbe di 2.200 euro”.
“Di fronte ad una situazione così grave – ha concluso Marinelli – diventa fondamentale l'intervento delle istituzioni, a partire dal governo nazionale, con sostegni a famiglie ed imprese, sgravi fiscali e riduzione dei tributi ed incentivi, da parte degli enti locali e della Regione. Tutelare la domanda interna è prioritario per la tenuta dell’economia in questa fase delicata.
Una strada da percorrere potrebbe essere, come chiede da anni la Confesercenti nazionale, quella della detassazione degli aumenti salariali: un provvedimento che darebbe una spinta alla ripartenza della contrattazione e, quindi, ai salari stessi”.