Benevento

Il pm Marilia Capitanio, ritenute equivalenti le attenuanti generiche alle contestate aggravanti, aveva chiesto la condanna a 6 anni e 8 mesi, supportato dai legali delle parti civili, che si erano espressi per la dichiarazione di responsabilità dell'imputato, del quale la difesa aveva invece sollecitato l'assoluzione dall'accusa di omicidio preterintenzionale, non essendo stato provato il nesso di causalità tra il gesto e la morte, ed il minimo della pena per lesioni aggravate.

Intorno alle 17 la sentenza del gup Vincenzo Landolfi, che, al termine di un rito abbreviato, ha condannato a 9 anni, esclusa l'aggravante di aver “approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la privata difesa”, ma non quella dei “futili motivi”, Carmine Mauro (avvocato Sergio Cola), il 37enne di San Felice a Cancello che nel febbraio del 2022 era stato raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari adottata per la morte di Giovanni Maione, un 44enne camionista casertano, padre di tre figli, avvenuta il 15 dicembre del 2021 all'ospedale di Caserta. Per Mauro anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separa sede, in favore delle parti civili ed il pagamento di una provvisionale di 100mila euro per ciascuna di tre di esse ( moglie e due figli), e di 20mila euro per ognuna delle altre due.

Maione era ricoverato dal 22 novembre per una emorragia cerebrale intervenuta a distanza di alcuni giorni da un episodio accaduto all'interno di un impianto di carburante a Forchia. Era il 7 novembre: secondo una prima ricostruzione, e per cause in corso di accertamento, mentre erano nel bar dell'area di servizio, i due avrebbero litigato. Il malcapitato sarebbe stato colpito con un pugno al volto, poi, inseguito all'esterno del locale, dove era fuggito, con una testata che gli aveva fatto cadere i denti. Infine, dopo aver prelevato da una Fiat 500 un “corpo contundente” - forse un tubo -, Mauro lo avrebbe centrato alla mano sinistra.

Il 44enne era tornato a casa, dove aveva raccontato ciò che gli era accaduto, poi dopo alcuni giorni si era sentito male ed era stato costretto a fare ricorso alle cure dei sanitari, che gli avevano diagnosticato una emorragia cerebrale. Le sue condizioni si erano aggravate, fino al momento in cui il suo cuore si era fermato per sempre.

La denuncia dei familiari dell'uomo, assistiti dagli avvocati Martina Piscitelli e Claudio Sgambato, aveva innescato l'avvio di una inchiesta, il medico legale Massimo Esposito aveva proceduto all'autopsia. Questa mattina la discussione nel corso di un'udienza fissata dopo il no del gip Maria Di Carlo, a novembre, al patteggiamento a 4 anni, 5 mesi e 20 giorni: una pena che non era stata ritenuta congrua.