Napoli

Sei mesi di proroga per le indagini sul caso Osimhen. E' la richiesta del pm napoletano Francesco De Falco per verificare l'operazione: l'affare che portò il centravanti nigeriano al Napoli nel 2020 per 71 milioni di euro, 52 cash e 19 per i cartellini del portiere greco Karnezis e dei tre primavera Manzi, Liguori e Palmieri. La valutazione dei cartellini dei calciatori usati come pedine di scambio dal Napolim pari a poco meno di venti milioni di euro è quella che genera perplessità: se ci fosse un'ipervalutazione di quei calciatori si sarebbe creata una sovraffatturazione che avrebbe inciso nei bilanci del Napoli e del Lille. Anche la procura sportiva Figc con Chinè ha chiesto gli atti alla Procura di Napoli, ma è chiaro che bisognerà attendere, vista la richiesta di proroga della Procura.

Tuttavia De Laurentiis attraverso il suo legale Gino Fabio Fulgeri si è detto convinto di poter dimostrare la regolarità dell'operazione. E non sembrano trapelare grossi timori in merito da Napoli: innanzitutto quella di Osimhen è l'unica operazione riguardante il club azzurro finita sotto la lente della Procura, e poi a differenza dell'inchiesta Prisma non sarebbero emersi elementi nuovi, come intercettazioni o mail. Nulla di diverso dunque rispetto a quando la Procura federale archiviò il procedimento.

In più il Napoli è convinto di poter dimostrare la propria correttezza in materia di bilanci anche con la politica parsimoniosa messa in campo: in epoca covid le uniche operazioni in entrata sono state quelle relative a Juan Jesus, a parametro zero e Frank Anguissa, in prestito, per poi procedere con le cessioni di pezzi pregiati come Koulibaly e Fabian Ruiz e i mancati rinnovi di Mertens, Ospina e Insigne per ottenere un effetto positivo sul monte ingaggi.