Benevento

La pena concordata tra Pm e difesa – 3 anni – non è congrua. Ecco perchè il giudice Pietro Vinetti ha respinto la richiesta di patteggiamento per Giuseppe Coppolaro (avvocato Carlo Iannace), 23 anni, chiamato in causa dalle indagini sull'incidente che l'11 gennaio del 2019 aveva stroncato l'esistenza di Eugenio Caserta, di Tocco Caudio. Aveva 23 anni, era in una Fiat Punto condotta da Coppolaro che lungo la provinciale, in territorio di Campoli Monte del Taburno, era finita contro il muro di recinzione di un'abitazione.

In seguito all'impatto, Eugenio aveva sfondato con la testa il parabrezza anteriore, riportando una gravissima lesione al collo che i medici del Rummo, dove era stato trasportato, non avevano potuto fronteggiare.

Il 27 gennaio un nuovo appuntamento in aula. I genitori e la sorella di Eugenio Caserta parti civili, sono stati assistiti dall'avvocato Marianna Febbraio.

A Coppolaro viene addebitato di essersi messo alla guida “in stato di alterazione psicofisica dovuto agli effetti congiunti di alcolemia e assunzione di sostanze psicotrope”. Due dati rispetto ai quali la difesa aveva fatto notare che il tasso alcolemico (“0,6 milligrammi per litro”) era inferiore a quello soglia, e che la positività agli stupefacenti era relativa ad uno spinello fumato nei giorni precedenti.

Sottoposto all'epoca ai relativi accertamenti, l'allora 19enne era risultato positivo e per questo era stato stato spedito agli arresti in casa. Li aveva lasciati, tornando in libertà senza alcuna misura, dopo la convalida dinanzi al gip Loredana Camerlengo, quando aveva espresso tutto il dolore per quanto accaduto, offrendo la sua ricostruzione. Eugenio e Giuseppe avevano lasciato temporaneamente una festa con alcuni amici per raggiungere Tocco Caudio e prelevare un organetto. All'altezza della seconda di una doppia curva in discesa – aveva sostenuto -, l'auto aveva improvvisamente perso aderenza con l'asfalto, lui aveva provato a frenare ma la macchina era andata dritto, schiantandosi.