Un’udienza fiume nella quale il maresciallo dei carabinieri ha ripercorso le fasi salienti dell’inchiesta. “Se vuoi fare il commercio dobbiamo farlo tutti quanti compa”. Frase che Pasquale Galdieri (imputato solo nel filone principale sul clan Partenio 2.0) rivolge a Damiano Genovese e captata nell’abitazione Galdieri il 2018. Al presunto boss erano giunte voci del meccanismo creato da Armando Aprile e Livia Forte e dunque voleva entrarvi. Tutto ebbe inizio da un'asta giudiziaria in cui Livia e Modestino Forte si erano fatti dare 25mila euro per fare in modo che la stessa andasse deserta.
Il coinvolgimento di Genovese
Pasquale Galdieri si rivolse a Damiano Genovese chiedendogli di aggiornarlo quando avvenivano le aste. Dopo, c’avrebbe pensato lui. Da questa conversazione, gli investigatori capirono che Pasquale Galdieri voleva fare affari anche lui sulle aste giudiziarie. In una intercettazione del 2019, i fratelli Galdieri tornano a parlare delle aste e, nella fattispecie, Nicola Galdieri e di un accordo raggiunto con Armando Aprile. Dopo una lunga trattativa è emerso anche il contenuto di questo accordo con i fratelli Galdieri, ovvero il riconoscimento delle somme di denaro pari a circa il 20% del giro d’affari sulle aste giudiziarie. Parte, dunque, un’attività d’intercettazione sul business di Livia Forte e Armando Aprile.
Critiche delle difese
Un esame quello condotto dal pm Woodcocock per il maresciallo che è stato fortemente criticato dagli avvocati Aufiero, Taormina e Davino. In quanto poneva domande molto parziali. Dopo dieci ore di udienza l’esame del teste è stato rinviato al prossimo 20 gennaio, successivamente sarà ascoltato un altro militare dell’Arma che si era occupato del servizio di appostamento della procedura in cui era presente Carlo Dello Russo.