«Anci Campania manifesta estremo allarme ed esprime forte preoccupazione su molti punti della legge di bilancio 2023 che penalizzano i Comuni. Ha ragione il presidente di Anci, Antonio Decaro: il governo non ascolta i Sindaci e adotta misure che non ridurre i divari tra i territori, taglia nei fatti di almeno 200 milioni le risorse necessarie per sostenere il welfare comunale, la scuola e il trasporto pubblico e, così facendo, non permette ai Comuni di chiudere i bilanci in equilibrio». 

A dirlo è il presidente di Anci Campania e sindaco di Caserta, Carlo Marino. «I problemi sul tavolo restano troppi. La lista è lunga, l'associazione dei Comuni l'ha presentata alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ma finora ci siamo trovati davanti a un muro di gomma, senza nessuno o scarso ascolto. Non vengono rinnovate le facilitazioni nell'uso delle risorse proprie (avanzi, proventi da concessioni edilizie e da multe) che hanno permesso nel 2022 il mantenimento degli equilibri finanziari di molti enti locali. Inoltre, non sono facilitate le operazioni di rinegoziazione dei mutui, di riallineamento della spesa sul fronte energetico, né si sono date risposte ai piccoli Comuni che, in tema di Pnrr, chiedevano di fare assunzioni, anche a tempo determinato, di tecnici e giovani di talento per far partire i cantieri. 

Altresì non sono arrivate risposte su un tema securitario di grande allarme sociale nelle città come la possibilità di potenziare con apposito deroghe il personale della polizia municipale. «Come si vede - conclude Marino - sono tante e gravi le mancate risposte su molti punti qualificanti per i Comuni. Per questo Anci Campania sostiene la richiesta del presidente Decaro per un incontro urgente con la presidenteMeloni e il ministro Piantedosi. A tutti i gruppi parlamentari chiediamo infine di far sentire la propria voce e assumersi pienamente la responsabilità di una interlocuzione col governo a partire dagli emendamenti che Anci ha sostenuto. Non sono più tollerabili proclami mentre la coperta per i sindaci diventa sempre più corta, soprattutto nelle città del Sud dove la crisi morde in modo profondo e c'è il rischio di una rivolta sociale».