Pestaggio nella cella di alta sicurezza del carcere di Bellizzi Irpino: domani mattina compariranno dinanzi al gip Fabrizio Ciccone per l’interrogatorio di garanzia i primi due indagati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari, L.P. di Visciano e U.M. di Mercogliano. Mercoledì invece toccherà a G.I. di Mercogliano.
Le accuse
I tre agenti penitenziari sono accusati di falso ideologico e lesioni aggravate per non aver fatto nulla per impedire l’aggressione e per aver riportato nella relazione da consegnare al comandante di sezione, una ricostruzione dei fatti completamente diversa dalla realtà e lacunosa. Circostanza che insospettì il comandante di sezione che andò subito a verificare le immagini delle telecamere di videosorveglianza.
Ma ad incastrare i tre alle proprie responsabilità è stata la denuncia presentata dalla vittima del brutale pestaggio subito da altri detenuti nel carcere di Bellizzi Irpino, con la complicità degli agenti penitenziari.
Gli altri indagati
Gli altri indagati, i detenuti ritenuti i responsabili dell’aggressione, sono L. V. di Pago del Vallo di Lauro considerato dagli inquirenti vicino al clan Sangermano, G.M., G. R. e A. S., tutti e tre di Napoli detenuti per altre cause. Dalle intercettazioni captate dagli inquirenti è emerso – ad avviso del gip Fabrizio Ciccone, che ha firmato le misure cautelari - «l’intimo rapporto confidenziale intrattenuto dai tre pubblici ufficiali con i detenuti autori del pestaggio e la piena condivisione ed approvazione delle finalità dello stesso, a dimostrazione quasi di una loro diretta compenetrazione con l’ambiente criminale nella quale è maturata la brutale aggressione». Inoltre dalle intercettazioni captate tra uno dei tre agenti arrestati e un altro che li aveva invitati a desistere, facendoli riflettere che era una cosa tra detenuti emerge la piena condivisione del gesto.
Le intercettazioni
L’agente penitenziario G.I. di tutta risposta intercettato il 16 marzo 2022 afferma: “dopo la richiesta di L.V. e compagni di coadiuvarli nel pestaggio ho cercato di dissuaderli e di replicare affermando di non poter aderire, trattandosi di regolamenti di conti tra detenuti, ma poi ho accettato dopo che anche gli atri agenti hanno detto “ammo fa… ammo fa quello è na merda se l’è cantata”.