Avellino

Sono in tutto 23 gli indagati, tra professionisti e imprenditori, tra cui 16 irpini e per la maggior parte di loro, erano solo prestanomi. Sono invece 5 le società coinvolte nel giro di truffe scoperto dalla guardia di finanza di Avellino, che su ordine della Procura questa mattina ha eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip del tribunale di Avellino pari a 15 milioni di euro. Gli indagati che rispondono dei reati di associazione per delinquere e truffa aggravata avevano chiesto il contributo allo Stato per per interventi edilizi assistiti dal regime agevolativo dei cosiddetti ”Bonus Facciate e Bonus Ristrutturazioni", in realtà mai avvenuti.

Il sequestro per il recupero del denaro

Il sequestro è finalizzato sia ad impedire la monetizzazione di crediti fittizi per  5.500.000,00, euro ancora non utilizzati e presenti nei cassetti fiscali di alcuni indagati, sia a recuperare le somme ritenute profitto del reato pari ad  9.428.597,27 euro.

L'attività della Finanza insieme all'Agenzia delle Entrate

L'attività investigativa ha consentito, in una prima fase, di identificare sette persone, quali primi ideatori dei crediti d'imposta per un ammontare complessivo di 5.500.000,00, euro, sprovvisti dei requisiti basilari per la giustificazione di spese pari a tale importo (capacità reddituale, disponibilità di immobili, comunicazioni di effettuazione lavori). Per tali crediti illeciti vi è stato un tentativo di cessione non andato a buon fine anche grazie ai controlli svolti dagli uffici finanziari in fase istruttoria.

Le finte ristruttuzioni 

Le successive indagini, inoltre, hanno consentito di ricostruire un contesto più ampio, riconducibile ad un sodalizio criminale che, attraverso la costituzione di diverse società intestate a "prestanome", aventi formale sede legale sull'intero territorio nazionale, avrebbe artatamente creato, sulla base dell'attestazione di lavori di ristrutturazione e di rifacimento facciate in realtà mai eseguiti, un complesso di crediti d'imposta fittizi per € 9.428.597,27, successivamente ceduti ad una società avente sede operativa ad Avellino, riconducibile ad alcuni degli indagati, residenti in provincia di Avellino.

Gli approfondimenti investigativi sono anche il risultato di una proficua sinergia istituzionale avviata in virtù di uno specifico protocollo operativo con la Direzione Provinciale dell'Agenzia delle Entrate di Avellino.