Quali sono le conclusioni, ovviamente determinanti per gli sviluppi giudiziari della storia, alle quali sono giunti il medico legale Emilio D'Oro, il neurochirurgo Tommaso Tufo e la neonatologa Beatrice Leopardo? E' l'interrogativo che resterà in piedi fino a quando gli interessati– indagati e parti offese- non prenderanno visione della consulenza autoptica, depositata, sul bimbo di 5 mesi, di Benevento, morto il 28 gennaio al Santobono di Napoli per le conseguenze di un trauma cranico.
Un dramma al centro di una inchiesta del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e dei carabinieri, che aveva fatto registrare la prima novità al momento della fissazione dell'autopsia, con un avviso di garanzia, come atto dovuto per procedere all'esame e all'eventuale indicazione di propri specialisti, spedito, con una ipotesi di omicidio volontario, alla mamma e a due zii del bambino, assistiti dall'avvocato Gerardo Giorgione. All'epoca avevano indicato come consulente il dottore Michele Selvaggio, poi scomparso, mentre nessuna nomina era stata fatta dal padre e dalla nonna paterna della vittima, parti offese, rappresentati dagli avvocati Fabio Russo e Vincenzo Sguera.
Come più volte ricordato, tutto era iniziato il 16 gennaio, quando il piccolo era stato ricoverato al Fatebenefratelli di Benevento. Dopo alcuni giorni era tornato a casa, ma la sera del 25 gennaio era stato trasportato d'urgenza, evidentemente perchè stava male, al pronto soccorso del San Pio di Benevento dove era stato sottoposto ad una Tac e dichiarato in prognosi riservata. Ne era stato disposto l'immediato trasferimento, compiuto in elicottero, al Santobono, dove, nonostante gli sforzi dei medici, il suo cuoricino aveva messo di battere per sempre. I militari avevano raccolto una serie di dichiarazioni dalle quali sarebbe emerso un colpo accidentale con una spazzola, poi gettata perchè rotta, inferto da una cuginetta al bimbo.
Erano stati sequestrati i cellulari degli indagati, poi l'intervento del Tribunale per i minori, che aveva tolto alla donna, per motivi precauzionali, la figlioletta di 4 anni. Erano stati nominati l'avvocato Maria Di Vaia come tutore e l'avvocato Marianna Corbo, la bambina era stata trasferita presso una comunità dove la mamma può farle visita. Tappe di un percorso che inevitabilmente attendeva quella delle valutazioni dei consulenti del Pm: quali sono state?