"Ho scelto di fare parte di questo 'gioco maledetto' per poter denunciare”. A proferire - in aula - queste parole M.C.C., affiancata dal suo legale, Sergio Tecce, colei che inizialmente era la testimone chiave dell’inchiesta Aste Ok e per la quale - nel corso della scorsa udienza - è stata chiesta la trasmissione degli atti in procura, per le sue omissioni in fase d’indagine. La donna oggi risulta indagata per "false informazioni al pubblico ministero".
M.C.C. ha chiarito anche il perché aveva omesso alcune informazioni nel corso delle indagini: “la tensione, la durata della deposizione, elementi che mi hanno impedendo di fornire immediatamente tutti i dettagli” fondamentali per una corretta ricostruzione dell’intera vicenda. Incalzata dalle domande dei difensori degli imputati M.C.C ha ripetuto continuamente “non ricordo, non ricordo” in particolare modo in merito ad alcune intercettazioni dove ad avviso dei legali degli imputati si evince il suo pieno coinvolgimento in una turbativa d’asta.
L’imputato Armando Aprile ha reso dichiarazioni spontanee
L'udienza si è conclusa con le dichiarazioni spontanee dell’imputato Armando Aprile, difeso dagli avvocati Alberico Villani e Alessandro Diddi, con le quali ha voluto prendere le distanze da quanto affermato nel corso delle testimonianze e smentendo “di non conoscere M.G. imputato, di essere stato pagato dai coniugi Amato per il lavoro di consulente e per diverse verifiche effettuate presso gli uffici”. Il processo è stato rinviato al 2 dicembre quando proseguirà il controesame di M.C.C da parte degli avvocati Gaetano Aufiero e Carlo Taormina.