Benevento

Sono quattro, oltre alla società, le persone che compaiono nell'avviso di conclusione dell'inchiesta, firmato dal procuratore Aldo Policastro e dai sostituti Francesco Sansobrino e Maria Colucci, su Villa Margherita, il centro di riabilitazione di Piano Cappelle che nel marzo del 2020, in piena emergenza Covid, era finita alla ribalta delle cronache come presunto focolaio di diffusione del contagio.

Si tratta di Stefano Garelli, amministratore delegato e rappresentante legale dell'impresa 'Casa di cura privata Villa Margherita srl' , Stefano Nordera, direttore di sede della struttura sannita, Claudio Di Gioia, direttore sanitario, e Alessandro Ciarimboli, primario del raggruppamento Riabilitazione, Neurologia e Ortopedia. A tutti, ciascuno per le proprie funzioni, vengono contestate le ipotesi di epidemia colposa, omicidio colposo e lesioni colpose.

La prima è relativa alla presunta violazione delle disposizioni vigenti all'epoca e alla mancata adozione di provvedimenti contro il propagarsi e la diffusione del contagio, che avrebbero provocato l'infezione di 17 pazienti, tre dei quali deceduti, all'interno della struttura, nella quale, il 24 e il 27 marzo 2020, 80 persone tra pazienti e personale dipendente risultavano essere positive al Covid.

Attenzione puntata, poi, sul decesso di due donne ed un uomo, il 3, il 14 ed il 23 aprile, ricoverati a Villa Margherita.

Per Garelli anche un addebito di calunnia ravvisato nella denuncia-querela che aveva presentato ai carabinieri, per diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, abuso della credulità popolare, procurato allarme e diffamazione, contro l'autrice di una delle note audio trasmesse via whatsapp sulla situazione esistente a Villa Margherita.

L'inchiesta, scandita nell'aprile del 2020 dal sequestro dei computer operato dai carabinieri, è stata supportata anche da una consulenza su 280 cartelle cliniche affidata al medico legale Emilio D'Oro e ai professori di Igiene e sanità pubblica Guido Maria Grasso e Marcello D'Errico, delle Università del Molise e delle Marche.

Difesi dagli avvocati Luigi Ferrante (per Garelli e Nordera), Vincenzo Regardi (per Di Gioia) e Paolo Piccialli (per Ciarimboli), gli indagati hanno adesso venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati e produrre memorie; esaurita questa fase, la Procura procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio.