Massa Lubrense

Quaranta bustoni, oltre mezza tonnellata di rifiuti, sono stati raccolti dai volontari del WWF Terre del Tirreno sulle sponde del rivo Iarito, le cui acque confluiscono sulla spiaggetta di Crapolla nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

L’operazione di pulizia rientra nell’ambito delle iniziative RI-PARTY-AMO organizzate dall’associazione del Panda in tutta Italia con l’obiettivo di ripristinare lo stato naturale di spiagge, fiumi e fondali, mirando a coinvolgere quante più persone possibili a difesa e salvaguardia del territorio nazionale.

L'operazione coordinata dal biologo Domenico Sgambati

In poche ore di lavoro i volontari del WWF, in collaborazione con i ragazzi del progetto M.A.R.E. dell’Area Marina Protetta Punta Campanella provenienti da tutta Europa e coordinati dal biologo dott. Domenico Sgambati, scavando con pale e picconi il terreno trasportato dalle acque nell’alveo fluviale, hanno estratto gli oggetti più disparati prodotti dal consumismo della cosiddetta “civiltà umana”. I rifiuti raccolti sono poi stati recuperati dagli operai di Terra delle Sirene e conferiti per lo smaltimento all’isola ecologica del Comune di Massa Lubrense.

Claudio d'Esposito: abbiamo trovato di tutto, rifiuti che giacevano da decenni

“C’era davvero di tutto nell'alveo fluviale, in stratificazioni di terreno e rifiuti! - racconta Claudio d’Esposito presidente del WWF Terre del Tirreno - Con entusiasmo e impegno abbiamo letteralmente diseppellito oltre mezza tonnellata di rifiuti che giacevano nel sito da decenni. Tra questi: rifiuti ferrosi arrugginiti, una vecchia cucina, un forno, un sedile di auto, lamiere, bidoni, un telaio di bicicletta, molle di materasso, un tavolo circolare, oltre ad un televisore anni ’70 a tubo catodico e rifiuti misti tra cui plastiche, polistiroli, secchi, cavi elettrici, indumenti, ecc… ridotti a brandelli e sporchi di terra, per cui difficili da differenziare. E’ stato come giocare a fare gli archeologi: più si scavava più si rinvenivano oggetti che raccontavano la storia degli abitanti del posto. Tra varie bottiglie sepolte, a quasi un metro di profondità, ne abbiamo estratto anche una contenente fagioli e un’altra con vino bianco che, sebbene ancora tappata e in buono stato di conservazione, nessuno ha avuto il coraggio di assaggiare!”.

Occorre completare la bonifica ambientale del sito

In mezza giornata di lavoro, si stima, abbiamo bonificato solo il primo tratto del rivo, portando via appena il 5% dei rifiuti complessivi presenti nell’alveo che continua a strapiombo fino a mare! L’aspetto positivo è che sono stati estratti tutti rifiuti "storici", ovvero scarichi di persone incivili che risalgono a molti anni addietro, per cui è plausibile che le parti bonificate restino pulite, fatto salvo plastiche o bottiglie che la pioggia potrebbe trascinare. Ecco perché riteniamo che la bonifica dell’intero corso d’acqua sarebbe assolutamente importante da completare, in concerto con le associazioni del territorio e con gli stessi abitanti del posto, per evitare che i rifiuti presenti continuino ad inquinare l’ecosistema nel tempo.
Ne potrebbe inoltre nascere un nuovo affascinante percorso escursionistico lungo l'argine del rivo Iarito, di assoluto interesse per le peculiarità faunistiche e vegetazionali del sito, dove ancora sopravvivono anfibi come la rana agile o la rara salamandrina dagli occhiali.

Il rivo Iarito è un sito di interesse comunitario

Ricordiamo che siamo in un sito di Interesse comunitario dove la forra, creata nei millenni dallo scorrere delle acque, conduce fino al pittoresco borgo dei pescatori di Crapolla e quindi a mare, nel cuore del Parco Marino Punta Campanella, di fronte all’isola d’Isca già dimora di Eduardo De Filippo. La vegetazione ripariale di querce e castagni avvicinandoci al mare cede il posto alla rigogliosa macchia mediterranea, sulle rotte migratorie dell’avifauna europea spesso vittima dei bracconieri locali che, da sempre, non esitano a dare impunemente fuoco alla vegetazione per poi posizionare i richiami per attirare e catturare le quaglie.    

 “Di sicuro torneremo a parlare di Crapolla e del rivo Iarito - conclude Claudio d’Esposito - intanto un grazie di cuore ai tanti ragazzi e volontari che quotidianamente, con passione ed impegno, continuano a dedicare del tempo per tentare di rimediare ai danni inferti dall’Uomo alla Natura!”