Napoli

Cento anni fa, il 15 novembre del 1922, Francesco Rosi nasceva a Napoli, a via Montecalvario, nei Quartieri Spagnoli. Una ricorrenza che non è solo cerimonia perché il grande regista è sempre rimasto fortemente legato alle sue radici. 

Napoli, la camorra e la speculazione edilizia sono i temi forti di Le mani sulla città, mentre l’assurdità della guerra e l’antimilitarismo viene raccontato in Uomini contro. I misteri italiani, gli intrecci tra mafia, lobby di potere e politica di Salvatore Giuliano e Il caso Mattei, così come l’Italia di ieri, il fascismo e la questione meridionale di Cristo si è fermato a Eboli, c'è tutto dentro le opere di Rosi, che si distacca dal neorealismo ma la sua è una inevitabile evoluzione verso un immaginario più cosmopolita e antiprovinciale. 

Dalla strage di Portella della Ginestra al pianto della madre sul cadavere del bandito, dal processo ai mafiosi di Viterbo all'avvelenamento nel carcere di Pisciotta: Rosi è stato pioniere dell'investigazione etnico-sociale, ha raccontato  i contrasti politici e i retroscena istituzionali di un paese complesso e difficile da amare. Oggi, cento anni dalla sua nascita, tutti sono concordi sul valore storico che ha assunto l'opera del Maestro Rosi nella lettura delle trasformazioni urbane degli anni '60 a Napoli e in Italia e quanto tale documento possa rappresentare uno strumento di analisi per lo sviluppo della città contemporanea.

Il ricordo del sindaco di Napoli: "Orgogliosi di un figlio come Rosi" 

"Bisogna creare una certa distanza dagli avvenimenti per poterli leggere meglio e anche per poter accogliere quante più nozioni possibili per avvicinarsi alla verità".
Oggi Francesco Rosi avrebbe compiuto cento anni. Voglio ricordarlo utilizzando le sue stesse parole. La sua arte aveva una funzione sociale, con il suo occhio attento e curioso ha reso il cinema impegno morale e civile, narrazione della verità. Napoli è orgogliosa di aver avuto come figlio un maestro del cinema contemporaneo".