Salerno

L'ex direttore sportivo della Salernitana, Walter Sabatini, è stato intervistato dalla radio di Tuttomercatoweb nel programma "Maracanà". L'esperto d.s. ha parlato di questa prima parte di stagione. Una "chiusura anticipata" in vista del Mondiale delle polemiche, quello di Qatar 2022, che vedrà protagoniste quasi tutte le migliori selezioni del mondo.

Sabatini, che è stato uno dei più grandi artefici della storica salvezza granata dell'anno scorso, ottenunta all'ultima curva grazie al passo falso finale del Cagliari, ha parlato ovviamente della "sua" Salernitana.

Su un possibile esonero di Nicola, Walter Sabatini è estremamente deciso. «Solo uno psicolabile potrebbe farlo. I 17 punti sono una magia del calcio, ottenuti giocando molto bene. Metterlo in discussione è una perversione. Non so se lo discuta Iervolino o qualche forza occulta, ma non credo sia il presidente. Il calcio è fatto di cose poco chiare. Sono certo che qualcuno si ricordi come si è salvato Nicola, il secondo anno di A è suo, non puoi togliergli così la panchina. Senza di lui sarebbe stata una sciagura». Una difesa a spada tratta, quella di Sabatini, forte anche del gran rapporto sviluppatosi in quei mesi folli, che hanno portato la nuova dirigenza a raggiungere uno dei più grandi miracoli sportivi degli ultimi anni.

Poi, sul campionato, tanti elogi per il Napoli capolista, a +8 dal Milan. «Stanno esprimendo una qualità di gioco straordinaria e hanno i punti che meritano». E ancora «la Juventus era vicina al collasso, adesso è come se avesse stretto i bulloni del motore e ora è una squadra vera». E ancora, apprezza che finalmente ce la si giochi ovunque. «È un bel campionato, tutti gli allenatori vogliono giocare a calcio, anche quelli a rischio retrocessione. Basta denigrare la Serie A, ora si gioca meglio».

Altro cambio notevole e positivo riguarda l'utilizzo di sempre più giovani. Una inversione che fa felice Sabatini. «Giocano molti ragazzi del 2003 e 2004, dimostra che i dirigenti hanno acquisito un po' di coraggio». Proprio questo è, per lui, il punto chiave. «Il vero problema è il coraggio dei dirigenti, che non vogliono mai perdere il lavoro e perdere una partita è sempre una tragedia. Se uno è forte non si chiede l'età, ma si guarda solo alla qualità. Negli altri Paesi c'è più facilità a farli giocare».