Capua

Il senso della tenerezza del mistero di Dio che si fa carne, assumendo il volto umano, è ciò che si cela dietro la rappresentazione artistica della tipologia delle Madonne Lactans, in greco definite anche Galaktotrophusa, cioè  Vergini che allattano, a cui la devozione popolare ha attribuito spesso anche il titolo di Madonna delle Grazie.

Oggi la teologia ama definire tale genere di raffigurazione mariana come Madonne della Grazia, in quanto rappresentano Maria madre della Grazia, che è Gesù, vero Dio e vero uomo. Poiché non conosciamo e non sono stati descritti nei vangeli le fattezze del volto di Maria, come quello di Gesù, ecco che gli artisti sono stati interpellati ad interpretare le caratteristiche umane di Maria e del Cristo attraverso migliaia di volti che rappresentano la Vergine e  suo figlio. 

Questo e altro ancora è emerso durante la kermesse di presentazione del libro  “Ma donne”, madre e vita in Terra di Lavoro presso la Basilica benedettina dell’XI secolo di Sant’Angelo in Formis.

Al di là dei contenuti e della struttura del testo, che raccoglie e cataloga gli affreschi relativi l’iconografia mariana della provincia di Caserta, ed in particolare delle 6 diocesi di Terra di Lavoro, durante il convegno culturale sono emerse letture teologiche, iconologiche ed estetiche sul suddetto tipo di raffigurazione della Vergine, che nella storia ha resistito anche alle limitazioni imposte dal Concilio di Trento.

La devozione popolare, il sentore dei fedeli di ogni epoca ha permesso alle Madonne che allattano di superare le restrizioni etiche, culturali, religiose, che rischiavano di far cadere nell’oblio del tempo questo tipo di espressione artistica, la quale esplicita nel profondo il dogma mariano di Maria Madre di Dio.

Alla manifestazione in questione iniziata innanzi ad una chiesa gremita, sono intervenuti: il vescovo di Capua, Salvatore Visco che ha offerto il suo saluto e ringraziato l’impegno culturale, artistico, e anche religioso, degli autori Francesco Duonnolo (rettore della Basilica di Sant’Angelo in Formis e docente di Arte e Teologia presso l’ISSR Interdiocesano di Capua Santi Apostoli Pietro e Paolo)  e Battista Marello, nonché del fotografo Bruno Cristillo, che hanno reso possibile la realizzazione di un volume avente come scopo quello di delineare, testimoniare e cristallizzare la secolare devozione mariana presente in Terra di Lavoro. Poi è toccato ai rappresentanti d’amministrazione comunale di Capua:  Vincenzo Corcione, assessore alla Cultura, e Carmela del Basso, presidente del Consiglio comunale.

La referente della Soprintendenza, Paola Coniglio, invece, ha sottolineato l’importanza dell’elaborazione di questa opera, la quale si inserisce nel virtuoso interesse  e nei perentori sforzi dell’istituzione che lei rappresenta verso i monumenti e il patrimonio artistico della provincia di Caserta. Non  è  mancato all’appello anche l’intervento del responsabile di Beni Culturali Ecclesiastici, Ernesto Rascato, il quale ha rimarcato l’impegno delle diocesi verso la valorizzazione di quelle realtà culturali che i territori di Capua, Aversa, Caserta e dintorni offrono. Il supporto  in termini economici alla cultura è stato, invece, il tema toccato dal presidente della Bcc Terra di Lavoro – San Vincenzo de’ Paolo, Roberto Ricciardi, il quale rispetto a ciò che recita lo statuto dell’ente creditizio che lui rappresenta, si è sentito chiamare in causa verso il nobile fine di promuovere un libro avente lo scopo di valorizzare la cultura casertana. Poi è toccato a Giuseppe Dessi, presidente nazionale dell’Anspi, esplicitare il suo pensiero sul volume, mentre mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, ha rapito l’attenzione dell’assemblea con un’analisi dettagliata e una rilettura teologica sulle immagini mariane, in particolare su quella della Madonna Lactans. Per Di Donna, infatti, la Vergine che allatta esprime il profondo mistero della madre che ha tra le mani Dio fatto uomo e rimanda al dogma di Efeso sulla divina maternità di Maria.

Un esempio di alta vocazione sociale e personale di ogni madre umana

Nel contempo con una digressione finale il pastore acerrano ha declinato il senso dell’essere madre: partendo dalla maternità di Maria, passando per quella della Chiesa,  è giunto a definire l’alta vocazione sociale e personale di ogni madre umana. Un pensiero poi alle madri coraggio che lottano per la salute ambientale dei nostri territori e al rispetto della madre Terra rievocando San Francesco. 

Dopo i ringraziamenti degli Editori Panaro che hanno curato la stesura del testo in questione, è stata la volta del critico d’arte, Giorgio Agnisola, il quale ha focalizzato l’attenzione dei presenti sul senso interiore che interpellano le immagini immortalate dal fotografo Cristillo. Infine sono state poste delle domande dal moderatore della serata culturale, il giornalista Luigi Ferraiuolo, agli autori che hanno con le loro risposte, e i loro approfondimenti concluso la kermesse. In particolare don Francesco Duonnolo ha voluto rimarcare un aspetto che ha contribuito alla stesura dell’opera Ma Donne: quello cioè dell’esperienza della “sinodalità” tra le diocesi.

A margine dell’incontro è  stata aperta la mostra fotografica delle Ma Donne di Terra di Lavoro, realizzata, sempre da Bruno Cristillo, che sarà visitabile in loco, fino al 13 novembre.