Benevento

E' una vicenda rimbalzata alla ribalta nazionale alla fine del 2013, con un servizio della trasmissione Le Iene. Una storia al centro di una indagine del sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa e della guardia di finanza, scandita nell'aprile del 2014 dalla perquisizione degli uffici parrocchiali e dell'abitazione privata, e, nel 2016, dal sequestro di beni operato a carico di don Giuseppe Giuliano (avvocati Giuseppe Dessì e Mauro Iodice), 59 anni, di Cimitile, ex parroco della chiesa di San Biagio a Limatola.

E' uno degli imputati – l'altro è Mario Caserta (avvocati Marco Argirò e Laura Cerreto), 52 anni, di Limatola- nel processo dinanzi al Tribunale di Benevento. Questa mattina la prima udienza, poi il rinvio al 19 gennaio del prossimo anno, quando sarà anche affidato l'incarico per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche che hanno supportato il lavoro investigativo, racchiuso in un'accusa di estorsione e due di tentata estorsione, una in concorso con Caserta. Prescritto invece un addebito relativo ad una presunta usura.

Secondo gli inquirenti, don Giuliano, che era poi stato trasferito, avrebbe costretto, e tentato di farlo, due famiglie di immigrati a corrispondere 200 euro al mese “come canone non dovuto per altrettanti appartamenti di proprietà della parrocchia” , in quanto “concessi in virtù di comodato d'uso gratuito (che richiedeva unicamente il pagamento delle spese per energia elettrica e gas da parte del comodatario)”. In caso di mancato pagamento entro la prima settimana del mese, il sacerdote avrebbe minacciato “l'interruzione delle forniture, avendo la disponibilità di accesso e di controllo ai contatori intestati alla parrocchia”.

Inoltre, dopo le dichiarazioni di alcuni membri delle famiglie al programma Le Iene, avrebbe “intimato agli stessi di sottoscrivere un documento in cui smentivano quanto riferito”. Di fronte al rifiuto, avrebbe proceduto al distacco dell'energia elettrica il 31 dicembre del 2013.

In una tentata estorsione viene tirato in ballo Caserta, che avrebbe minacciato ("Mi devi dare i soldi, devi dare i soldi al prete, tu e il tuo amico, tu 2.000 Euro e il tuo amico 900 per la corrente che non avete pagato”). un componente di una famiglia al quale don Giuliano avrebbe “intimato indebitamente il pagamento di 550,00 Euro oltre a 2.000 Euro per debiti, a suo dire, non sanati”.

Un'altra tentata estorsione è stata contestata all'ex parroco perchè avrebbe costretto una famiglia a corrispondere “somme di danaro in contanti e senza il rilascio di ricevute, pari ad Euro 700,00 mensili come canone per la gestione del campetto di calcio e del circolo annesso di proprietà della Parrocchia di San Biagio di Limatola e per un appartamento ad uso abitativo: somme non dovute in quanto concessi in virtù di comodato d'uso gratuito che richiedeva unicamente il pagamento delle spese per energia elettrica e gas, (sottoscritti rispettivamente in data 01.03.2012 e 21.08.2012)”.

Inoltre, il prete avrebbe costretto “con minacce implicite e violenza” uno dei membri della famiglia “al pagamento di una somma in contanti pari a 200,00 Euro, per un totale di 1.200,00 Euro, per ogni rassegna teatrale da lui organizzata nel periodo tra febbraio e maggio 2013 presso il teatro parrocchiale”. A seguito del rifiuto di pagare dei soldi in merito ad una festa organizzata presso il campetto di calcio, don Giuliano lo avrebbe minacciato ed avrebbe proceduto “al distacco dell'energia elettrica e della fornitura idrica, avendo l'imputato la disponibilità di accesso e di controllo ai contatori, impedendo anche l'accesso al cortile posteriore della chiesa dove erano posizionati i distributori automatici riguardanti l'attività commerciale della p.o. chiudendo i cancelli di ingresso al campo mediante catene e lucchetto”.

Infine, per lui anche un'imputazione di furto di energia elettrica: avrebbe realizzato “gli allacci elettrici utilizzando un cavo collegato al palo dell'illuminazione pubblica confinante al muro di cinta della parrocchia il quale attraversando il muro entrava in una scatoletta che riforniva una parte un faro che illuminava la chiesa, un'altra il campanile ed una terza che finiva nella gabbietta del contatore” della parte offesa

Don Giuseppe aveva immediatamente respinto le accuse sottolineando che le famiglie non avevano parlato di difficoltà economiche, e che comunque non pagavano i consumi da un anno, con costi tutti a carico della parrocchia. Il caso aveva inevitabilmente spaccato la comunità limatolese tra 'innocentisti' e 'colpevolisti', finendo anche al vaglio della Diocesi di Caserta.