Salerno

Nel corso della trasmissione "Granatissimi" di Ottochannel condotta da Carla Polverino è intervenuto Giuseppe Araimo, primo allenatore di Pasquale Mazzocchi (primo giocatore granata a vestire la maglia della Nazionale e attualmente vicecapitano della squadra). Araimo, ex talent scout di Brescia e Padova, afferma che già da ragazzino "Era un calciatore tecnicamente molto bravo, giocava in attacco. Aveva difficoltà nella crescita fisica: grandi mezzi tecnici ma non fisici. Ha fatto una crescita in ritardo ma è strutturato bene, la tecnica gli è rimasta e soprattutto è forte mentalmente, per la testa che ha."

Araimo: "Mazzocchi come un figlio. A destra, giocatore da prime posizioni"

Peppe Iannicelli chiede all'ex allenatore di Mazzocchi se vede ancora margini di miglioramente per l'esterno. "Io le dico una cosa: al di là di essere stato il suo istruttore, per me è come un figlio. Io ho sempre creduto in Mazzocchi, quindi rispondo di sì. Specialmente perché ha fatto vedere quello che può fare giocando a destra, è tutta un'altra cosa lì. Magari a sinistra, rientrando, fa qualche gol in più. Giocando sulla fascia destra è un giocatore da primi posti, anche da Roma o Juve. Anche in Nazionale, per quei 5 minuti in cui è entrato, ha giocato con una cattiveria unica. È questa la sua vita, il suo obiettivo. Lui quando si fissa un obiettivo ci vuole arrivare a tutti i costi. Mazzocchi a Salerno si trova benissimo, è contentissimo, anche di vestire la fascia di capitano. Giocando con la Salernitana, che non fa una partita di dominio come può farla l'Inter o qualche altra big, sa di dover sfruttare quelle 4-5 occasioni che gli capitano."

Araimo su Mazzocchi: "Diventato un simbolo per i bambini di Marra"

Tommaso D'Angelo afferma che "ha l'occhio clinico" e gli chiede chi sarà il prossimo Mazzocchi. Araimo dice che "Ci stiamo lavorando. Sto su due ragazzi del 2008 e 2010, uno è andato al Monza. Certo, c'è da andare sul campo, vederli. Ma nella nostra zona i talenti ci sono. Le dico che il treno passa per tutti, solo che qualcuno li aspetta a casa, altri come Mazzocchi vanno a prenderli in stazione. È questa la sua forza, non si arrende mai. Può sbagliare la partita ma uno come lui lo si vuole sempre. Mazzocchi è diventato un simbolo per i bambini di Barra, è diventato un esempio. Si dice che se è arrivato lui, ce la possiamo fare anche noi."