Benevento

E' arrivato di buon'ora in Tribunale, dove è stato immediatamente riconosciuto. Qualcuno gli ha chiesto di farsi un selfie, lui ha accettato, prima di raggiungere rapidamente il primo piano. Ad attendere l'ex capiano del Benevento, Fabio Lucioni, c'era un processo nel quale figurava come parte offesa. Come destinatario delle minacce che una 49enne di nazionalità ucraina, residente in città, avrebbe rivolto a lui ed al suocero. Secondo l'accusa, per subentrare loro nella gestione di un ristorante. Un addebito dal quale (aggiornamento ore 18) è stata assolta per non aver commesso il fatto.

I FATTI

I fatti risalivano al 21 maggio del 2016: secondo gli inquirenti, scesa dal lato passeggero di una Smart, né intestata, né in uso a lei, la donna si sarebbe avvicinata lungo via dei Rettori e lungo via San Pasquale, dove erano parcheggiate, alla Dr del suocero e al Land Rover Discovery di Lucioni ed avrebbe appoggiato sul parabrezza anteriore delle due macchine un foglio con relativo 'messaggio'.

“Capitano, hai messo le mani dove non dovevi, continua a fare solo quello che ti conviene, per ora un semplice avvertimento... Se poi non lo capisci c... tuoi, vedi bene quello che fai (u paes è du paesan)”. E ancora: “Ti sei messo in mezzo ad una situazione che non dovevi, farai davvero una bella fine, a breve ci faremo tante risate. Il tuo mestiere è il calcio e niente più...”.

Un episodio al centro delle indagini della polizia, che era risalita all'imputata, che lavorava, al pari del marito, come cuoca nel locale. Oggi la conclusione dell'istruttoria, con la deposizione di Lucioni e di alcuni testi della difesa: tra loro il vecchio gestore del ristorante, che ha ricordato di aver proposto alla coppia, prima che a Lucioni, di rilevare l'attività, sentendosi rispondere che non avevano le potenzialità economiche.

A seguire, la discussione: il Pm ha chiesto l'assoluzione dell'imputata, di cui la parte offesa non aveva effettuato il riconoscimento, per il mancato raggiungimento della prova. Ha insistito per la completa assoluzione della sua assistita l'avvocato Viviana Oliveri, che ha evidenziato le lacune investigative, fornendo una serie di argomentazioni accolte dal giudice Graziamaria Monaco, che, come detto, ha assolto la 49enne per non aver commesso il fatto.