Benevento

Sono 64 le persone – per altre tre è stata proposta l'archiviazione - di cui il sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli John Woodcock ha chiesto il rinvio a giudizio nell'inchiesta dei carabinieri del Nas sulle false vaccinazioni nell'hub istituito nella "Fagianeria" del Museo di Capodimonte.

Tra coloro che dovranno presentarsi il 1 dicembre dinanzi al Gup, che dovrà decidere se disporre o meno il processo, figurano anche una 56enne docente di Benevento (avvocato Gerardo Giorgione), una 42enne di Sant'Agata dei Goti (avvocato Maria Beatrice Iascone Maglieri), un professore 35enne che lavora in un centro della Valle Telesina (coinvolta anche la sorella, dipendente privata – entrambi difesi dall'avvocato Ettore Marcarelli), mentre il resto degli imputati - dipendenti Asl, del Ministero dell'Istruzione e dell'Università, dei Ministeri della Giustizia e dell'Interno- risiedono tra Napoli e il suo hinterland, le province di Salerno ed Avellino, Viterbo, Monza, Gaeta.

Tutti sono stati tirati in ballo da una indagine che, scandita dal sequestro dei cellulari e dalla revoca dei gren pass, e supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dalle immagini registrate nel centro vaccinale napoletano, era stata successivamente corroborata dalle confessioni rese durante gli interrogatori di garanzia da un infermiere addetto alle vaccinazioni e da un operatore socio sanitario, entrambi arrestati.

La tesi della Procura è che i pazienti, dopo essere stati procacciati e veicolati per il tramite di una guardia giurata all'interno di un determinato box, avrebbero sborsato 150 euro a testa per evitare la somministrazione del vaccino, che sarebbe stato disperso in un batuffolo di ovatta.

Per quanto riguarda i due sanniti, nel mirino degli inquirenti è finito soprattutto il professore, che, dopo la finta inoculazione della dose, si sarebbe interessato per la sorella ed avrebbe indirizzato la sua collega. Le accuse  vanno a vario titolo dalla corruzione al peculato ed al falso.