Avellino

Certo, capisco che brucia. Ma ergersi ora a censore è francamente troppo.

Il presidente di Confindustria Avellino, Emilio De Vizia, è scivolato sulla classica buccia di banana. O se volete ha perso un'occasione per restare in silenzio.

Parliamo di un imprenditore importante, che ha decisamente fatto la storia del basket ad Avellino ma che, però, non ha mosso un dito per far ripartire la palla a spicchi in città. Come lui tanti altri. Che però sparlano, com'è tipico di una città di provincia, dove se non riesci a fare meglio del tuo competitor allora basta un po' di fango per ripulirsi almeno la coscienza.

De Vizia ha visto morire la Scandone devastata dalla gestione De Cesare ed è rimasto muto. Ma come? Lui, che è stato protagonista di tante belle stagioni al Paladelmauro non ha sentito il richiamo di quella che era una passione (?). Va beh.

Ci ha pensato il sindaco Festa, appassionato vero di basket, a cercare di avviare un percorso, molti l'hanno ostacolato, pochi l'hanno aiutato. Il presidente di Confindustria Benevento, Oreste Vigorito, che da decenni ha creato sviluppo e occupazione ad Avellino con la Ivpc e altre aziende del suo gruppo di cui anche noi ne facciamo parte, dopo aver sponsorizzato generosamente in passato il calcio Avellino mettendo il marchio sulla maglietta anche in stagioni memorabili di successo, ha risposto alla richiesta d'aiuto disperata del primo cittadino. Servivano soldi almeno per garantire la gestione ordinaria. Vigorito non se l'è sentita di dire di no. Lo aveva fatto già l'anno scorso. Ha confermato l'impegno quest'anno. Guarda caso De Vizia si è risvegliato dal letargo solo ora ed ha gettato fango su Vigorito ipotizzando quasi uno scambio merci: ti sponsorizzo ma tu mi fai mettere le colonnine elettriche in città. Dimentica De Vizia che Vigorito con la Blitz power sta installando colonnine in mezza Italia. Avrebbe dovuto allora sponsorizzare anche le squadre di Asti, Vieste, Cassino e Pescara. Chi conosce Vigorito, e anche De Vizia lo sa bene, non è questa la logica che muove le molle della sua generosità. Ma tant'è. E' questione di stile.