E' San Giorgio del Sannio il centro dell'inchiesta deflagrata questa mattina con l'esecuzione di due misure cautelari disposte dal gip Maria Di Carlo nei confronti di due fratelli residenti a Montefusco ma domiciliati nella cittadina del Medio Calore.
Il più giovane – un 33enne – è finito agli arresti domiciliari, all'altro, che ha nove anni in più ed è attualmente in Svizzera, è stato invece applicato l'obbligo di dimora. Difesi dall'avvocato Raffaele Scarinzi, sono stati chiamati in causa da una indagine del pm Maria Colucci, inizialmente condotta dai carabinieri della Stazione sangiorgese, che nel febbraio dello scorso anno era sfociata nel sequestro dell'appartamento nel quale avrebbero operato (anche con visite domiciliari), secondo gli inquirenti, “qualificandosi falsamente come medici”, pur essendo in possesso solo di un un attestato di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria delle professioni sanitarie di massaggiatore e capo bagnino degli stabilimenti idroterapici.
L'immobile era poi stato restituito al proprietario – una società con sede ad Avellino -, che successivamente aveva ottenuto il dissequestro. Il provvedimento era stato adottato in un'attività investigativa avviata dopo la segnalazione relativa alla presenza in una struttura ricettiva di due cittadini americani, uno dei quali malato oncologico.
Al filone iniziale se ne è poi aggiunto un altro innescato dalla denuncia ai militari di Mirabella Eclano presentata dai familiari di una donna del posto morta il 25 marzo del 2021. Era stata effettuata l'autopsia, il Pm aveva nominato come propri consulenti i dottori Carmen Sementa, Ciro Di Nunzio, Tiziana Tirri e Noè De Stefano, mentre la scelta dei fratelli era caduta sul dottore Fernando Panarese.
Una storia nella quale è stata ravvisata a carico del 33enne, al quale sono addebitati anche la truffa, le lesioni aggravate nei confronti di numerose persone (per le infusioni endovenosa ricevute) e l'esercizio abusivo della professione medica, l'ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale.
Secondo la Procura, ed il Gip che ne ha accolto le conclusioni, alla malcapitata, dopo la diagnosi di un inesistente tumore al seno dedotta dai risultati di alcune analisi del sangue arrivati dalla Germania – gli indagati avrebbero “speso la collaborazione di un luminare tedesco esperto della “medicina naturale”- sarebbero state praticate autoemotrasfusioni e infusioni endovenose di integratori ed altre sostanze.
Trentasette i capi di incolpazione: trentasei riguardano solo il 33enne, gli altri due il 42enne: uno per lesioni aggravate, l'altro, in concorso con il fratello, per esercizio arbitrario della professione medica.Un quadro complessivo descritto nell'ordinanza, firmata perchè è stato ritenuto sussistente il pericolo di reiterazione del reato.