Dugenta

108 anni: un traguardo incredibile per la signora Mariangela che è praticamente la nonna del Sannio, essendo originaria di Dugenta. 

Nonna Mariangela, con l'aiuto del nipote Antonio Di Cerbo, si è raccontata così: "Quando si parla di settembre si pensa spesso alla fine delle vacanze estive, o meglio ad una una ripartenza quasi come a voler scrivere un nuovo capitolo della propria vita. Ormai i miei mesi di settembre sono diventati 108. Se per ognuno di esso avessi scritto un capitolo della mia vita, oggi mi troverei tra le mani un libro indeterminato di pagine. Di solito i libri molto corposi scoraggiano la lettura ma il mio non annoierebbe nessuno. Racconterebbe la storia di una donna comune a tante altre che ha sempre lottato per sopravvivere e per far valere i propri diritti. Una donna devota che non si è mai scoraggiata davanti alle difficoltà e che ha sempre creduto in un domani migliore. Una donna nata anonima negli anni dove il maschio era il “padrone” e nonostante tutto sempre libera di far valere il proprio pensiero. Una donna che non ha mai smesso di amare la vita e la vita, come per ringraziarmi, s’è affezionata a me".

E Nonna Mariangela”  ha voluto anche offrire il racconto di uno degli epidisodi di cui  a cavallo di due secoli è stata spettatrice 

“ La guerra era già finita da un po, ma di mio marito nessuna traccia, nessuna comunicazione ufficiale, e questo mi dava ancora delle speranze di poterlo rivedere vivo.
Nessun militare o responsabile comunale si era presentato davanti alla porta di casa per darmi informazioni negative. Chi aveva un familiare al fronte viveva continuamente nel terrore di ricevere la tragica notizia che poteva drasticamente cambiare il corso della vita; la notizia che poteva rendere molte donne vedove.
Quando nel marzo del 1943 venne reclutato, ero da pochi mesi in dolce attesa di mia figlia Maria. L’unica notizia pervenutami era che si trovava in Grecia, dapprima come alleato dei tedeschi ed in seguito come loro prigioniero. 
Nel novembre del 1944 appresi che gli inglesi avevano liberato la Grecia e di conseguenza tutti i prigionieri di guerra.
La flebile fiammella che alimentava la speranza, all’improvviso riprese vigore e l’auspicio di rivederlo cresceva, come era cresciuta la figlia che ancora non aveva avuto il piacere di conoscere. Mi facevo molte domande: “Rivedrò ancora mio marito? Cresceranno i suoi figli con il loro papa’ ?” A secondo degli umori mi davo differenti risposte, che potevano essere di speranza come di puro pessimismo.
I mesi passavano nell’angoscia, ma non potevo abbattermi. C’erano due bambini piccoli da crescere e c’era soprattutto la lotta per la sopravvivenza. Le poche bestie domestiche da accudire e la campagna, da dove proveniva il principale sostentamento, da arare e seminare.
Nell'aprile del 1945, quando i profumi della primavera già’ inebriavano l’aria, mentre ero intenta a tagliare l’erba, vedo in lontananza una figura maschile avvicinarsi. Li per li non ci feci molto caso. Erano tante le persone che andavano per i campi in cerca di cicorie e altri alimenti commestibili, e cosi continuai a falciare l’erba. Man mano che si avvicinava, le sembianze dell’uomo iniziavano a diventare sempre più familiari…. era lui? Non mi sembrava possibile, troppo gonfio in viso e diverso da quello che ricordavo. Ad un certo punto mi chiamo’ e li i dubbi sparirono. Lascai la falce sul terreno e gli corsi incontro. Mio marito era tornato, malconcio, ma era tornato. Maria vide suo padre per la prima volta dopo diciotto mesi dalla nascita. 
La famiglia si era ricongiunta e nonostante le difficoltà, con nuovo vigore e serenità, si poteva ricominciare a programmare il futuro, perché è nella famiglia dove il cuore trova sempre una casa".