Caserta

La politica è ancora lontana mille miglia dall’emergenza carceri. “A due settimane dal voto il tentativo di evasione sventato a Spoleto, le mini-rivolte a Salerno (detenuto che sale sul tetto) e Vercelli (detenuto incendia materasso), l’ennesima aggressione ad agenti all’Ucciardione-Palermo, per fermarci solo ad alcuni degli ultimi episodi di queste ore, dimostrano che la politica è ancora lontana mille miglia dall’emergenza carceri”.

A sostenerlo è Aldo Di Giacomo segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria che traccia un bilancio dell’iniziativa svolta nelle ultime settimane con lo sciopero della fame e il tour attraverso 38 istituti penitenziari del Paese.

“Rispetto alla situazione iniziale di assoluto silenzio da parte di coalizioni, partiti e candidati, per i quali solo pronunciare la parola carcere è un tabù, siamo riusciti - dice Di Giacomo - a smuovere questa teoria e costringere a parlarne. Registriamo però ancora un’attenzione ben al di sotto della gravità della situazione e una generalità e un formalismo nelle proposte.

Parlare di “piano carceri” o di “riforma del sistema penitenziario” senza entrare nel merito e soprattutto senza consultarsi con chi vive quotidianamente in prima persona le problematiche del carcere, può solo assolvere la coscienza ma non sposta di un millimetro la situazione nelle carceri sempre più insostenibile e non più tollerabile.

Non c’è più tempo da perdere. Lo provano: da una parte i 59 suicidi di detenuti dall’inizio dell’anno (di cui 15 durante questa stagione estiva), dall’altra le aggressioni quotidiane agli agenti e al personale medico, i continui tentativi di rivolta, i numerosi episodi di sfida da parte dei capo clan di organizzazioni criminali allo Stato che, purtroppo, continuano a comandare dalle celle.

Sarebbe sufficiente - continua il segretario - mettere insieme la legalità e la sicurezza dei cittadini che tutti i partiti invocano per l’”esterno” del carcere con le stesse necessità per l’“interno”. Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di questa estate con detenuti di età sempre più giovane.

Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. Ma in queste condizioni non siamo in grado di poterlo fare. Ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, prima dell’elezione del nuovo Parlamento e la nomina del nuovo Governo, perché più passa tempo e più l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella
primavera del 2020