“Sicurezza, sviluppo e legalità”. Su questo tema si è svolto nell’aula consiliare del comune di Aversa il convegno-dibattito organizzato da Nsc Caserta, nuovo sindacato carabinieri. Un dibattito fra rappresentanti delle istituzioni, magistrati ed esperti per elaborare un modello di sicurezza partecipata attraverso sinergie comuni per lo sviluppo dell’economia legale.
Particolarmente toccante la testimonianza del presidente nazionale antiracket Fai, Luigi Ferrucci che ha ripercorso il calvario vissuto quando referenti del clan dei casalesi si presentarono nella sua birreria per chiedergli mille euro.
Dalla denuncia all'iter processuale, giunto a termine in tempi record, durando solo un anno e mezzo. Ferrucci ha ricordato che il giorno in cui testimoniò in aula contro i suoi estorsioni era affiancato da Tano Grasso e da altri commercianti che lo aiutarono a fronteggiare il clima d'ostilità insito nella presenza dei familiari degli imputati in aula che miravano ad intimidirlo.
Uno dei tanti passaggi che hanno concorso a sottolineare l'importanza della rete per contrastare il fenomeno criminale e in particolare il racket e le estorsioni
Per i saluti di apertura, Gennaro De Falco, segretario generale provinciale NscCaserta: “Le limitazioni non giovano a nessuno! si ha sempre timore delle innovazioni e come accadde nel 1981 con la Polizia di Stato, anche oggi, a distanza di 41 anni, la Legge che ha disciplinato le associazioni sindacali a carattere militare presenta limitazioni. C’è bisogno di riflettere sui diritti costituzionalmente garantiti con l’auspicio di un immediato intervento legislativo partendo dal concetto di forze di polizia per dare ai carabinieri gli stessi diritti associativi attualmente garantiti alle altre forze di polizia.”
Il sindaco del comune di Aversa, Alfonso Golia: "Sinergia come forma preventiva con il coinvolgimento della famiglia e della scuola. Serve un lavoro sinergico, serio e preventivo per non giungere alla repressione che rappresenterebbe un fallimento delle istituzioni. Non può esserci giustizia sociale senza legalità."
Fra i relatori il colonnello De Caprio: "I comuni sono il baluardo della nostra democrazia, della politica
del fare e bisogna ringraziare e chiedere scusa ai Sindaci che ancora si battono con scarsissimi mezzi. Parlare di sicurezza partecipate significa partire dai tavoli tecnici dell’ordine e della sicurezza pubblica ove si devono esigere risposte certe. Dobbiamo aprire un dibattito e lo chiedo a
Nuovo sindacato carabinieri in sinergia con i sindaci, dirigenti scolastici e comandanti di stazioni carabinieri preannunciamo un nuovo convegno con la presenza di studenti per comprendere attraverso il loro interesse se si sta facendo la cosa giusta.
Il commissario straordinario del governo della Zes Campania Giosy Romano: “La Sicurezza va tutelata in ogni azione quotidiana ed in prima persona perché per raggiungere risultati tangibili non bisogna abbassare il livello di attenzione. Garantire sicurezza nella nostra area di pari passo con la tutela ambientale è fondamentale per attrarre nuovi investimenti: non ci può essere sviluppo senza questi principi.
Cambiare passo rispetto alla mentalità dell’illegalità, insieme alla realizzazione di infrastrutture, servirà a generare risultati positivi. Lavorando in maniera sinergica è possibile raggiungere gli
obiettivi prefissati per lo sviluppo territoriale."
Il prefetto Mario Morcone: "La sicurezza è libertà e serve a garanzia dei più deboli. Per la sicurezza partecipata servono attività locali con politiche di sviluppo, inclusione sociale ed arredo urbano."
Così il sostituto procuratore Giovanni Corona: "Serve prevenzione cultura integrata con un cambio di mentalità e aggregazione sociale. Necessaria la repressione ma servono più risorse umane a disposizione per la Procura di Napoli Nord per non correre il rischio di implodere."
Ed infine Michele Dulvi Corcione: "Non è possibile un sicurezza senza addetti alla sicurezza che siano sereni nello svolgimento delle loro funzioni. Oggi l’appartenente alle forze dell’ordine non opera con serenità pertanto non si interviene per non mettere sulla graticola la propria vita. Stiamo facendo una battaglia per il riconoscimento dei diritti sindacali; stimano affrontando difficoltà perché c’è una cultura del
respingimento; c’è una cultura ove la gerarchia è l’unico valore e non trattabile nell’organizzazione verticistica. Oggi tappare le ali ai sindacati militari significa incapacità di valutare gli effetti positivi a lungio termine."