Benevento

L'hanno arrestata per violenza sessuale sessuale aggravata ai danni di un alunno di 12 anni della scuola media di un centro della Valle Caudina. E' l'ipotesi di reato contestata ad A.D. D. (avvocato Angelo Leone), 38 anni, di Benevento, una docente colpita da una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari adottata dal gip Pietro Vinetti in una inchiesta del sostituto procuratore Assunta Tillo e dei carabinieri della Stazione di Arpaia.

Una inchiesta che Ottopagine aveva già raccontato ad aprile, in occasione del Riesame, al quale la difesa aveva poi rinunciato, contro il sequestro del cellulare della docente, operato durante una perquisizione subita un paio di settimane prima. Una 'visita' ala quale era seguita, su richiesta dell'interessata, la sospensione dal servizio.

L'indagine era stata avviata dopo la denuncia presentata a fine marzo dai genitori del minore, che avrebbe raccontato di essere stato il 'bersaglio' di una particolare attenzione da parte della professoressa.

Secondo gli inquirenti, “approfittando della contiguità fisica in classe nonché dello stato di soggezione del proprio alunno”, con una presunta “opera di persuasione sottile e subdola – instaurando con il minore prima un rapporto di “predilezione” in classe poi un intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale – “, avrebbe indotto il minore “a compiere e subire atti sessuali sia in classe che virtualmente, con un’intensissima comunicazione telematica via whatsapp, in tutte le ore del giorno e soprattutto la sera fino a tarda notte”.

Circostanze al centro di un'attività investigativa sfociata nella proposta di una misura cautelare accolta dal Gip per il pericolo del rischio di reiterazione del reato “poiché l’indagata è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematici con minori”.