Benevento

Il tempo di incardinare l'abbreviato scelto da un imputato, poi il rinvio al 9 febbraio del prossimo anno, quando il gup Maria Di Carlo, dopo la discussione, sentenzierà su Stefano De Cesare (avvocato Paolo Abbate), assistente capo coordinatore, che ha optato per il rito alternativo, e deciderà se spedire a giudizio, come proposto dal pm Assunta Tillo, o prosciogliere gli altri quattro appartenenti alla polizia penitenziaria, in servizio presso l'Istituto penale minorile di Airola, coinvolti in una inchiesta centrata su una vicenda di cui avrebbe fatto le spese un detenuto, vittima di presunte violenze e botte.

Si tratta del commissario capo Antonietta Errico (avvocato Antonio Leone), dell'ispettore Michele Campobasso, dell'assistente capo coordinatore Pompeo Falzarano e dell'agente Carmine Rega, tutti difesi dall'avvocato Vittorio Fucci.

Diverse le accuse: violenza privata per Falzarano, De Cesare e Rega, concussione e falso per Errico, falso per Campobasso. I fatti si sarebbero verificati a cavallo tra il 26 marzo ed il 1 aprile del 2019 all'interno della struttura, successivamente al rinvenimento ed al sequestro, da parte degli agenti, di due cellulari nella stanza di un ospite, napoletano.

Secondo gli inquirenti, durante l'interrogatorio al quale sarebbe stato sottoposto il 26 aprile, il giovane – è rappresentato dall'avvocato Salvatore Irlando-, che si era assunto la responsabilità del possesso dei due apparecchi, sarebbe stato costretto a rivelare i nomi di ulteriori responsabili dell'introduzione dei telefonini nel carcere. Mentre era seduto, sarebbe stato colpito ripetutamente; poi, quando aveva tentato di fuggire, sarebbe stato inseguito lungo il corridoio, messo in un angolo, aggredito e picchiato.

Nel mirino, inoltre, quanto sarebbe avvenuto a distanza di qualche giorno: il 1 aprile, quando al recluso sarebbe stato intimato di non riferire ciò che gli sarebbe capitato, altrimenti avrebbe rischiato una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Nella stessa circostanza – sostiene l'accusa- gli sarebbe stato detto che se li avesse un po' aiutati, loro avrebbero fatto altrettanto: il tutto per costringerlo a presentare una dichiarazione orale di rinuncia al diritto di querela. Attenzione puntata, infine, sulla relazione nella quale era stato descritto l'episodio del 26 aprile, di cui sarebbe stata fornita, a detta del Pm, una falsa rappresentazione.

Si tratta di una inchiesta scandita anche dalla richiesta di una misura interdittiva avanzata dal Pm nei confronti di tutti gli indagati e respinta dal gip Loredana Camerlengo, con una decisione confermata anche dal Riesame, al quale aveva fatto ricorso lo stesso Pm.