Il pm Francesco Sansobrino aveva proposto la condanna a 5 anni, la parte civile, rappresentata dall'avvocato Giovanni Itro, aveva insistito per la dichiarazione di responsabilità dell'imputato, del quale gli avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri avevano invece chiesto l'assoluzione perchè il fatto non sussiste o per non averlo commesso.
Qualche minuto fa la sentenza del gup Loredana Camerlengo, che al termine di un rito abbreviato, concesse le attenuanti, ha condannato a 3 anni e 4 mesi (oltre al risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede in favore della parte civile) Angelo Zampelli, 35 anni , di Ponte, accusato di tentato omicidio e porto illegale in luogo pubblico di arma da fuoco, in concorso con il padre Luigi, 62 anni (avvocato Leone), che è stato rinviato a giudizio: per lui il processo partirà l'8 novembre.
Si tratta dei due imprenditori chiamati in causa per l'episodio accaduto nella notte del 28 gennaio del 2020, del quale aveva fatto le spese, secondo gli inquirenti, un 30enne contro la cui auto sarebbe stato esploso un colpo di pistola.
Secondo Giuseppe Cristofaro, nominato dal Pm, quel colpo era stato esploso dalla Beretta calibro 7.65 detenuta legalmente da Luigi Zampelli. Un colpo sparato da posizione laterale, dal passeggero di un'auto che aveva affiancato quella del 30enne, e che si era infilato nel sedile posteriore destro della macchina del malcapitato.
Del tutto opposta la ricostruzione del consulente della difesa, Felice Nunziata: si tratta di un colpo ortogonale, non esploso da quella pistola.
Come si ricorderà, padre e figlio nel dicembre del 2020 erano stati sottoposti agli arresti domiciliari con una ordinanza che il Riesame aveva però annullato, restituendoli alla libertà. Attenzione puntata sui colpi sparati durante l'inseguimento della Golf della vittima con una Smart nella quale si sarebbe trovato anche Angelo Zampelli.
La mattina successiva l'allora 28enne, che aveva rapporti complicati con i due Zampelli, aveva rinvenuto il portabagagli della sua Golf forata da un proiettile che era poi rimasto incastrato nell'intelaiatura del sedile posteriore destro. Il 28enne aveva denunciato ai militari di essere stato per alcuni mesi un dipendente, anche se a nero, dell'impresa, i cui titolari lo avrebbero accusato di essere il responsabile di alcuni danneggiamenti e incendi all'interno dell'azienda.
Durante l'interrogatorio di garanzia, Luigi Zampelli si era avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Angelo aveva respinto ogni addebito, ricordando di essere stato svegliato dalla mamma che lo aveva informato che il papà era uscito dopo aver ricevuto la telefonata del custode della ditta, preoccupato dalle parole che gli avrebbe rivolto, transitando dinanzi al cancello d'ingresso, il conducente della Golf.
Non è mai stato un nostro dipendente, neanche a nero, si tratta di una persona che avrebbe ripetutamente chiesto, senza ottenerlo, di essere assunta per ottenere la disoccupazione, aveva precisato il 33enne. Che aveva anche affermato di aver raggiunto quella notte il genitore e di essere rimasto sempre nel piazzale della ditta, in attesa dei carabinieri, allertati dal 60enne, che dopo aver visto nuovamente passare la Golf, si era messo alla guida della Smart e l'aveva seguita, per capire dove fosse diretta.