«Vogliamo dimostrare come la canapa può contribuire a risanare dai metalli pesanti, dalla diossina, dagli scarichi dei pozzi neri, un territorio martoriato dall’inquinamento come la Piana del Dragone, dove sorge la nostra Volturara Irpina. Inoltre intendiamo rivelare il potenziale economico e quello antitumorale che caratterizzano questa coltura». Valerio, volto dell’associazione CanapIrpina, spiega a noi di Ottopagine come la canapa sativa può rappresentare la cura di molti mali del territorio irpino.
La proprietà fito-risananti: «Grazie alle radici e al processo di fotosintesi, la canapa intercetta tanti materiali inquinanti presenti nel sottosuolo. Ora abbiamo sperimentato la coltura in un ettaro di terreno che presentava una forte concentrazione di piombo e derivati della diossina. I risultati sono stati eccellenti e saranno presto a disposizione di tutti.
Anti-tumorale: «La lavorazione della canapa contribuisce alla realizzazione di prodotti antitumorali grazie alla presenza di omega 3, omega 6 ed omega 9. Dai semi, passando per l’olio, la pasta e il pane: tutti questi prodotti hanno un alto valore biologico e sono ideali per combattere le malattie delle cellule» .
Economia del territorio: «Al basso impatto ambientale si affianca la grande redditività del prodotto. L’investimento presenta spese irrisorie: la canapa si adatta in ogni terreno, special modo quelli sabbiosi, richiede cure minime e poca acqua, può essere utilizzata in diversi settori: dall’agricoltura, all’edilizia, fino al settore alimentare, può persino essere impiegata nella produzione della carta. Per rappresentare una fonte di ricchezza per il territorio ogni aspetto della produzione dovrebbe restare in loco».
Non è droga: «A volte mi viene da ridere quando in Irpinia ci danno dei drogati o spacciatori. Eppure la canapa sativa ha un valore praticamente nullo di THC, il principio attivo che provoca lo sballo nella marijuana. La canapa sativa non ha nulla a che fare con la droga».
Andrea Fantucchio