“Anche a chiusura del primo semestre del 2022 il decremento della mortalità complessivo rispetto al 2021 (-14 %), risulta essere fortemente “contaminato” dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno infatti, nel primo semestre, gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538. Quest’anno sono solo 11 su 463. Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati dai 171 del 2021 ai 452 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 164%. I numeri degli infortuni mortali sul lavoro tornano quindi ai dati già visti negli anni prima della pandemia, come se nulla fosse cambiato. Sono 463 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese nei primi sei mesi del 2022, con una media angosciante di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni. In netto aumento, inoltre, le denunce di infortunio, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso aumentano del 43,3%.”.
Mauro Rossato, presidente dell’osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre non ha dubbi: la tragedia delle morti sul lavoro nel nostro Paese non conosce la parola “fine”. Anzi la situazione quest’anno è addirittura peggiorata rispetto al 2021. A fronte di un’apparente diminuzione, il numero di infortuni mortali sul lavoro, ripulito dalle morti per Covid, cresce addirittura del 164% rispetto all’anno precedente.
“Una recrudescenza dell’emergenza che si legge bene nelle denunce totali di infortunio – sottolinea Mauro Rossato – considerando tutti gli infortuni, mortali e non, l’incremento continua ad essere del 43,3% rispetto al 2021, arrivando a quota 382.288. E in questo totale, le denunce “non Covid” aumentano del 41 % passano da 213.853 a 301.294. Nel 2022 aumentano anche le denunce “Covid”, da 52.951 a 80.994. E i settori della Sanità, Attività Manifatturiere e dei Trasporti rimangono sempre in cima alla graduatoria”.
Accanto ai numeri poi c’è il calcolo del rischio reale di morte dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia. L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, analizza infatti l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia nei primi sei mesi dell’anno è di 15,2 decessi ogni milione di occupati. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso.
Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’Osservatorio mestrino elabora mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto - alla stregua della pandemia - dividendo l’Italia a colori.
A finire in zona rossa alla fine del primo semestre del 2022, con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 15,2 ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Calabria e Molise.
In zona arancione: Puglia, Toscana, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche e Umbria. In zona gialla: Lombardia, Lazio, Campania e Abruzzo. In zona bianca: Sardegna, Basilicata, Liguria e Friuli Venezia Giulia.
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO IN ITALIA NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2022
A guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro è ancora la regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia, cioè la Lombardia (52).
Seguono: Veneto (33), Emilia Romagna (31), Lazio (30), Toscana (29), Piemonte (28), Campania (24), Puglia e Sicilia (22), Trentino Alto Adige (19), Calabria (12), Marche (11), Abruzzo (7), Umbria (6), Sardegna (5), Liguria e Molise (3), Valle D’Aosta e Basilicata (2), Friuli Venezia Giulia (1).
Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia. Anche nei primi sei mesi del 2022 il settore Trasporti e Magazzinaggio fa registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 50. Seguono: Costruzioni (49) e Attività manifatturiere (36).
La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (125 su un totale di 342). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 46,8 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 8,2), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 9,9 infortuni mortali ogni milione di occupati.
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi sei mesi del 2022 sono 29 su 342. In 26, invece, hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 57. Il martedì si conferma anche nei primi sei mesi 2022 come il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.
Le denunce di infortunio totali sono in aumento (+ 43,3% rispetto a giugno 2021). A fine giugno 2021 erano 266.804 mentre a fine giugno sono 2022 sono 382.288. Di questi sono 80.994 quelli legati al contagio da Covid. Nel 2021 erano 52.951.
Più di 52 mila poi sono gli infortuni occorsi nel settore Sanità e Assistenza Sociale. Oltre 37 mila quelli nelle Attività manifatturiere e 33.289 mila nei Trasporti.
Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nei primi sei mesi del 2022 sono state 165.055, quelle dei colleghi uomini 217.233