(f.s.) Oreste Vigorito torna nel direttivo della Lega di B, ma questa volta si mette anche la fascia di capitano al braccio. La metafora introduce bene la nomina del patron giallorosso a vice-presidente della Lega di B. Tutti si aspettavano che surrogasse uno dei quattro consiglieri decaduti, qualcuno meditava che ci fosse anche il secondo traguardo, quello di diventare il numero 2 della Lega cadetta. Soddisfazione grande, orgoglio doppio, perchè la nomina non è stata casuale, ma voluta da tutti: 20 voti su 20, unanimità. Il presidente trova il modo per fare il giusto elogio alla Lega e a Balata: “Hanno riconosciuto la progettualità che ha saputo portare il Benevento in serie A. Io ne sono il rappresentante e così hanno provato a vedere se al sottoscritto viene qualche idea buona per rendere più appetibile il calcio italiano”. Per una sera il patròn mette da parte la superstizione e lascia correre il fatto che succeda ad Adriano Galliani, che, inutile ricordarlo, è salito in serie A col suo Monza: “Lasciamo perdere la superstizione, il destino conta poco in questi casi, quello che vale è l'impegno”. Unanimità, ovvero un altro motivo di grande orgoglio. Nessuno dei 19 presidenti della Lega di B si è schierato contro: “Vuol dire che siamo di fronte ad una Lega unita. Abbiamo espresso un programma e c'è stata convergenza da parte di tutti. Speriamo sia sempre così anche in futuro”.
Bisogna fare qualcosa per rilanciare i conti di una Lega che viene sempre messa da parte di fronte agli interessi maggiori della serie A: “E' un po' la sorellastra del calcio italiano, abbiamo poco peso politico e ci tocca fare da Cenerentola. Bisogna fare qualcosa: quando Gravina si insediò eravamo tutti d'accordo sulle riforme, ma sono passati due anni e le riforme sono ancora lì”.
Un pensiero al suo Benevento in una giornata che ha acceso i riflettori sulla vecchia strega e sul suo nocchiero: “Quello che vogliamo fare lo sapete, non cambia. Ringiovanimento e e rinnovamento con qualche elemento più esperto. Non faremo un campionato per vincerlo, ma per salvarci. Come piace dire a tanti: solo dopo che ci saremo salvati, parleremo di altro”.