Hanno depositato il ricorso al Riesame, con argomentazioni che risentono anche delle indagini difensive; in particolare, di tre testimonianze. Elementi che, in attesa della valutazione che ne farà poi il gip, gli avvocati Ettore Marcarelli e Antonio Biscardi ritengono possano offrire ai giudici del Tribunale di Napoli, escludendo ogni responsabilità del loro assistito, una diversa e opposta ricostruzione della tragedia costata la vita a Francesco Ciervo, 69 anni, il parcheggiatore di Sant'Agata dei Goti morto lo scorso 1 agosto all'ospedale di Caserta, dove da due giorni era ricoverato dopo aver subito un'aggressione durante la festa patronale. Un dramma che ha fortemente turbato la comunità santagatese, per il quale è in carcere Filippo Lubrano, 32 anni, accusato di omicidio preterintenzionale.
Gli inquirenti lo considerano l'autore del gesto violento che ha determinato il decesso di Ciervo. Uno schiaffo al volto, in seguito al quale il malcapitato, colpito perchè si sarebbe opposto alla pretesa di Lubrano di avere in esclusiva l'area di sosta nei pressi dell'ex campo sportivo, era caduto, battendo la testa. Tutto sarebbe accaduto tra le 19.45 e le 19.50 del 30 luglio.
Interrogato dal gip Flavio Cusani, che aveva adottato nei suoi confronti, in linea con la richiesta del sostituto procuratore Marcella Pizzillo, titolare dell'indagine curata dai carabinieri della locale Stazione, un'ordinanza di custodia cautelare il 32enne aveva respinto ogni addebito. A suo carico il racconto, condito anche dall'indicazione degli orari, fornito agli investigatori – ma uno non era stato verbalizzato – da due persone.
Circostanze che Lubrano aveva smentito, sostenendo di aver assistito, intorno alle 18.30, ad una discussione tra la vittima ed uno dei testimoni, descritto come visibilmente ubriaco. Dopo aver fatto da paciere, lui – aveva spiegato - si era allontanato dalla piazza dell'ex campo sportivo. Una zona che non gli interessava, a differenza di quella di via Annunziata, dove un'ora più tardi era stato picchiato da un secondo uomo. Quest'ultimo lo avrebbe fatto per punirlo, dopo aver saputo ciò che era capitato a Ciervo. Non è vero, lo ha fatto perchè sono teste contro di lui per un litigio avvenuto in piscina”, aveva controbattuto l'indagato.
Enzo Spiezia