Il pm Maria Gabriella Di Lauro aveva chiesto la condanna a 7 anni e 6 mesi, gli avvocati Marcello D'Auria ed Antonio Castiello la dichiarazione di responsabilità dell'imputato e una provvisionale di 20mila euro in favore di ciascuna delle parti civili – la ragazza, il padre e la madre -, mentre gli avvocati Angelo Leone e Franco Errico erano giunti, ovviamente, a conclusioni del tutto opposte, insistendo per l'assoluzione del loro assistito.
Poi, poco dopo le 17.30, la sentenza del Tribunale, che ha inflitto 8 anni ed 1 mese ad un imprenditore di Apice - la mancata indicazione delle generalità serve a tutelare l'identità della vittima ndr- accusato di aver abusato sessualmente della nipote, all'epoca minore di 16 anni. Per lui l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e, una volta scontata la pena, il divieto, per un anno, di avvicinarsi a luoghi frequentati da minori e di svolgere un lavoro che preveda un contatto abituale con gli stessi. Infine, il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, alle parti civili, ed il pagamento di una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 10mila euro in favore della ragazza e di 5mila euro per ognuno dei genitori. Il collegio giudicante ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura per le sue valutazioni, probabilmente, rispetto ad alcune testimonianze.
E' l'epilogo di una vicenda che aveva riempito una inchiesta della Squadra mobile, avviata dopo la denuncia dei genitori, sfociata nell'arresto dell'uomo – prima in carcere, successivamente ai domiciliari - e scandita anche da un incidente probatorio. Nel mirino degli inquirenti i comportamenti che avrebbe mantenuto nei confronti della giovane dal giugno del 2016 al novembre del 2018.
Un arco temporale nel corso del quale le avrebbe riservato le sue 'attenzioni' , approfittando di lei in più occasioni, anche in macchina, mentre l'accompagnava a casa dopo essere passato a prenderla all'uscita dalla scuola. Lei sarebbe stata costretta a subire atti e rapporti sessuali, palpeggiamenti, frasi e allusioni a sfondo sessuale, e le sarebbe stato imposta la visione di un film pornografico.
Una situazione che le avrebbe causato una “sindrome da stress post traumatico, che l’aveva portata ad avere incubi notturni e crisi respiratorie, arrivando ad autoinfliggersi lesioni corporali e procurandosi una serie di ferite”. Oggi pomeriggio la conclusione della discussione e, infine, la decisione del Tribunale, di cui tra novanta giorni saranno depositate le motivazioni.