Benevento

Dichiarati inammissibili dalla Cassazione i ricorsi contro la sentenza con la quale la Corte di appello, nel dicembre del 2021, aveva confermato la condanna, ora diventata definitiva, a carico delle due persone coinvolte nell'inchiesta della Digos su alcuni concorsi, peraltro mai definiti, al Comune di Benevento. Nel mirino, in particolare, quello per due posti di funzionario tecnico ingegnere o architetto.

Si tratta di Andrea Lanzalone (avvocati Nunzio Gagliotti e Vincenzo Di Vaio), 54 anni, chiamato in causa come dirigente dei Settori finanze e risorse umane di Palazzo Mosti, al quale erano stati inflitti 3 anni per tentata concussione, e Cristiana Fevola (avvocato Fabio Foglia Manzillo), consulente della Team Consulting srl’, 57 anni, di Napoli, la società incaricata delle operazioni di selezione dei candidati: per lei 2 anni e 4 mesi dopo la riqualificazione dell'accusa di falso commesso da pubblico ufficiale in quella di falsità materiale commessa da privato.

Per Lanzalone l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici ed il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, alla parte civile: una dipendente di Palazzo Mosti, rappresentata dall'avvocato Roberto Prozzo..

L'inchiesta- nove gli indagati iniziali per una serie di ipotesi di reato (tra le altre, corruzione, abuso d'ufficio, e truffa); poi l'archiviazione di sette posizioni - aveva conquistato la ribalta mediatica il 2 luglio del 2013, quando Lanzalone era finito agli arresti domiciliari e Fevola all'obbligo di dimora. Misure poi attenuate e revocate.

Secondo la Procura, «minacciando l’applicazione di sanzioni disciplinari, ed ottenendo il loro allontanamento dal servizio», Lanzalone avrebbe esercitato «pressioni nei confronti di due dipendenti, incassandone il rifiuto, per sostituire nel concorso la domanda di una candidata” con un’altra domanda “contenente una diversa dichiarazione sostitutiva di titoli». Inoltre, avrebbe provato a costringerle «ad approntare, nonostante le anomali ed irregolarità evidenziate dalle due dipendenti, una determina di approvazione degli atti concorsuali». Quanto a Fevola, la contestazione riguardava alcuni verbali e schede di valutazione, ritenuti falsi. Accuse sempre respinte dagli interessati. il 26 settembre del 2019 la sentenza del Tribunale di Benevento, ribadita in secondo grado.