Decorsi i termini di prescrizione di tutti i reati di abuso di ufficio e falso in atto pubblico.
Nuova udienza questa mattina del processo a carico di 27 imputati sulla nebbiosa gestione e la presunta illegittima assegnazione degli alloggi popolari di Avellino.
Il pubblico ministero ha chiesto il non luogo a procedere per i reati prescritti e i difensori si sono associati alla richiesta.
Oggi si veniva anche per sentire i testi che avrebbero dovuto riferire sugli episodi di corruzione.
Al banco dei testimoni la nonna di F.V., anch’egli inquilino abusivo di una casa popolare e imputato per questo processo, che denunciò pubblicamente a mezzo stampa di aver pagato 2.700 euro per evitare lo sfratto.
La donna, in quanto congiunta di un imputato, si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande.
La seconda testimone è stata un' ex dipendente dell'ufficio Patrimonio del Comune di Avellino.
Ha riferito, lavorando appunto in un'altro ufficio, di non essere stata a conoscenza delle dinamiche delittuose riguardanti l'irregolare assegnazione degli alloggi popolari nel comune di Avellino, nonostante i due uffici fossero fisicamente adiacenti.
L'ultimo testimone, è stata una donna che nel 2015 ricopriva la posizione di dirigente in diversi settori del Comune di Avellino, tra cui anche la sezione di assegnazione alloggi. Le sono state chieste delle precisazioni riguardanti le cosiddette "case murate", ovvero quelle abitazioni che avevano bisogno di lavori di ristrutturazione e che, di conseguenza, non potevano essere assegnate.
La difesa di due imputati ha depositato una sentenza del Tribunale di Avellino che attesta che, in realtà, l'immobile abitato da F.V. era stato occupato abusivamente con lo sfondamento della porta.
F.V., atteso in aula questa mattina per rendere dichiarazioni, non si è però presentato. Udienza rinviata al 22 settembre.
L’indagine, coordinata dal procuratore capo presso il Tribunale di Avellino Rosario Cantelmo, con i sostituti Cecilia De Angelis e Antonella Salvatore, ebbe inizio nel 2015 e portò a galla quella che la Procura contesta come irregolare gestione dell’assegnazione degli alloggi popolari. Iscritte nel registro degli indagati ben 27 persone, accusate a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, tra cui una vasta platea di asseriti illeciti beneficiari.
Nel 2019, a seguito di udienza preliminare, gli imputati sono stati tutti rinviati a giudizio. Tra questi anche i due dipendenti comunali, in servizio presso l’Ufficio Assegnazione Alloggi di Piazza del Popolo, che, secondo quanto sostiene l'accusa, si presume abbiano chiesto e ottenuto somme di denaro per il «compimento di atti illeciti ai loro doveri d’ufficio», in poche parole, avrebbero consentito – stando alla Procura dietro compenso – di ottenere l’assegnazione dell’abitazione anche a chi non fosse in possesso dei requisiti per beneficiarne.