Apice

Agli inizi di gennaio del 2014, il regista austriaco Michael Glawogger aveva fatto tappa ad Apice vecchia, poiché aveva scelto l’antico e disabitato borgo normanno come uno dei luoghi italiani più suggestivi da raccontare nel suo documentario, che avrebbe dovuto realizzare alla fine del 2014, dopo avere terminato il suo giro del mondo partendo proprio dall’Austria. Sfortunatamente, e drammaticamente, il regista morì invece il 22 aprile dello stesso anno a Monrovia, la capitale della Liberia, (scelta tra i set del suo documentario), a causa della malaria. Glawogger, tra i documentaristi più interessanti a livello internazionale (nel 2011 al Festival di Venezia, presentò “Whores’ Glory”, tra le opere più applaudite), giunse ad Apice vecchia inaspettatamente, ed ebbe l’idea di chiamare alcune persone del posto per poter girare il suo film: il professore in pensione Luigi Quarantiello, le signore Maria e Anisia Paragona, il professore Antonio Frusciante e Giovanni Frusciante. A distanza di qualche mese, prima di morire, aveva anche richiesto vecchi filmini d’epoca che documentassero la vita in paese negli anni. Ma purtroppo Glawogger ha terminato il suo giro del mondo quattro mesi dopo la sua partenza, e non si sa se qualcuno ha intenzione di montare il materiale che ha girato. Il regista rimase subito affascinato dal paese fantasma, tant’è che decise di trattenersi oltre le sue aspettative, e di chiudere proprio con Apice vecchia il suo tour in Italia per poi partire in Africa. Sul Süddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, Glawogger aveva un blog, ‘Doku-Blog’, dal quale raccontava gli incontri e i luoghi meta del suo film. Probabilmente molti non ne sono a conoscenza. Dopo la tv nazionale tedesca, giunta nel borgo antico mesi fa, grazie anche allo scrittore napoletano Antonio Mocciola, (che tra l’altro attende di essere invitato ad Apice per raccontare il suo libro), si può dire che Apice vecchia ha avuto tanta visibilità in Germania. Ora e in futuro la comunità deve essere solo brava a raccoglierne i frutti.  E sul quotidiano tedesco (che vende circa 430.000 copie al giorno), oltre le innumerevoli visualizzazioni online, c’è anche il racconto dell’esperienza ad Apice di Michael Glawogger.

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«Una città fantasma, abbandonata dai suoi abitanti a causa di terremoti ricorrenti, e ideale per i giochi. Eppure fa male questo passato che si è fermato. Sembra una storia di fantasia basata su osservazioni reali, tra coloro che venivano qui a giocare a calcio nella piazza principale e chi ora può solo scivolare in una vecchia Cinquecento senza ruote». Tra le persone che accompagnarono il regista c’era anche Loveson Porcelli, il comandante della Polizia municipale, che rimase particolarmente impresso nella memoria di Glawogger.

«Questo agente di polizia che mi ha consegnato qui ad Apice un lucido casco rosso fuoco, era Loveson. Un nome italiano insolito, invece di Federico, Umberto e Fabrizio. Insolito, ma in qualche modo plausibile. Suo padre lo aveva generato in Australia e lo aveva chiamato "figlio d'amore". Loveson giunse all’età di quindici anni ad Apice.  Suo padre fu poi assunto come ‘proiezionista’ in un cinema locale».

Anche la storia dell’ex sindaco Luigi Bocchino lasciò il segno in Glawogger. «Il suo  regnum su un impero morto.  Solo il sindaco rimase come un vecchio capitano fino  al 2007, quando morì, solo nella sua città,  governata dal piano superiore della casa residenziale più alta sul suo impero morto….Egli è riuscito a ottenere l'elettricità non è stato spento… ma il tempo rodeva e nessuno è tornato nella sua città. Morì solo, e ancora oggi ci sono i mobili in casa sua, gli abiti nell’armadio e le registrazioni del suo ufficio. Oggi però solo i cani randagi sono gli ultimi abitanti di Apice vecchia». 

Michele Intorcia