Benevento

Confermata dalla Corte di assise di appello, così come chiesto dal sostituto pg, la sentenza con la quale la Corte di assise di Benevento, il 26 marzo del 2021, aveva inflitto l'ergastolo a Nicola Fallarino (avvocati Vincenzo Sguera e Domenico Dello Iacono), 37 anni, della città, accusato di essere uno degli autori dell'omicidio di Cosimo Nizza, 48 anni, di Benevento, ucciso con tre colpi di una pistola calibro 7.65 il 27 aprile del 2009.

Costretto sulla sedia a a rotelle per le conseguenze di un incidente stradale, Nizza si trovava in strada sotto la sua abitazione in via Bonazzi, al rione Libertà. Quella mattina non aveva potuto fare nulla contro le due persone che, volto coperto da un casco integrale, ed in sella ad uno scooterone, gli erano arrivati alle spalle ed avevano fatto fuoco, centrandolo al capo, alla nuca ed al di sopra dell'orecchio destro.

La sentenza di condanna al carcere a vita era stata impugnata dai difensori, che, prima che i giudici si ritirassero per la decisione, avevano provato a smontare la ricostruzione dei fatti, sottolineando l'inattendibilità dei due pentiti e valorizzando la deposizione di un detenuto che aveva spiegato di averli sentiti mettersi d'accordo sulle cose da dire contro il loro assistito.

Nel mirino delle loro arringhe, inoltre, la mancanza certa di un movente, la conferma, da parte dei testimoni, dell'alibi fornito da Fallarino. Che, a sua volta, sottoponendosi all'esame in aula durante il giudizio di primo grado, si era professato innocente al di là di ogni dubbio, escludendo di aver confidato a due diversi collaboratori di giustizia di aver ucciso Nizza.

Come è ampiamente noto, l'impianto accusatorio è fondato sulle affermazioni di due collaboratori di giustizia che avevano riferito di aver saputo del delitto, in due diversi carceri, direttamente da Fallarino, e sul contenuto di una intercettazione ambientale che aveva 'rianimato' l'attività investigativa. Si tratta di una conversazione che la Squadra mobile aveva intercettato in un'inchiesta antidroga diretta dalla Dda.

A parlare in un'auto, il 4 febbraio del 2014, era stata una persona che ad un interlocutore aveva descritto in prima persona le fasi dell'agguato, come se “rappresentasse – secondo gli inquirenti-, fedele nei termini, nei rumori e nei movimenti utilizzati” colui che, dopo averlo compiuto, glielo avrebbe raccontato.

Un'indagine per la quale Nicola Fallarino, poi condannato in primo grado a 20 anni, ridotti a 16 in appello, era finito in carcere nel luglio del 2018. A distanza di otto mesi- il 5 marzo del 2019-, mentre era detenuto, era stato arrestato per l'omicidio Nizza.