«La madre di lui mi chiese di non fidanzarmi subito con un altro ragazzo perché altrimenti avrebbe potuto picchiarlo».
Così dopo aver chiuso la sua storia tormentata, la giovane vittima di stalking raccontava ai carabinieri della tenenza di Pagani la follia della sua relazione, conclusa, con un ragazzo violento, ora atteso dal processo dopo una misura cautelare subita e una lunga serie di episodi da codice penale.
La giovanissima paganese, minorenne all’epoca dei fatti, aveva conosciuto il prossimo imputato allo stadio di Pagani, e subito se n’era innamorata, per poi precipitare in un incubo di gelosie, botte e maltrattamenti. La relazione era durata appena un anno, comprensivo di numerose interruzioni e contrasti, costituita da pedinamenti, minacce, botte e ordini da eseguire. E’ stato un incubo concluso soltanto dall’arresto, seguito dalla richiesta di processo e ora dal decreto che dispone il giudizio. Il 26enne sarà processato con l’accusa di stalking, con le prove raccolte dagli uomini della tenenza carabinieri di Pagani, impegnati a rimettere insieme i pezzi di una storia di sottomissione. In particolare nel marzo 2014 intervennero in un esercizio commerciale, dove la vittima lavorava, assediata dal compagno. Presa dalla disperazione, con il ragazzo fuori di sé, lei chiamò i militari. «Intervenite, prima che mi ammazza» urlò lei in lacrime, prima di mettere nero su bianco la vicenda.
Infine la storia era stata troncata da lei stessa, esasperata nel subire gli episodi di quel ragazzo già finito nei guai per un comportamento sopra le righe. In mezzo c’erano i genitori, col padre di lei mortificato dall’atteggiamento del giovane, e lei a subire le richieste della madre, tra querele ritirate, ritorni di fiamma, e la richiesta incredibile fatta per evitare ulteriori guai legati a quel giovane ingestibile, di non fidanzarsi, non subito dopo la fine della sua storia col figlio, evidentemente caratterizzato dal carattere incontrollabile e violento. «Quando non volevo parlargli, mi colpiva con calci alle ginocchia. Una volta mi spense la sigaretta sul braccio», raccontò lei al carabinieri, rievocando inoltre la sua meraviglia e il terrore nel ritrovarselo ovunque, pronto ad attenderla per rimproverarla, farle sentire il fiato sul collo e sottoporla ad un continuo stress. «Lo trovavo sempre fermo alla fermata del bus che prendevo per andare all’Università», raccontò lei dopo una serie di spiacevoli sorprese. Lei fu costretta a cambiare numero di telefono, abitudini e comportamenti soliti per evitare di subirlo. «Nell’ultimo periodo - raccontò la vittima - ho cambiato completamente modo di vivere. Ho cambiato numero di cellulare e gli stessi luoghi che prima frequentavo, per paura di incontrarlo. lo assecondavo, come per gli approcci fisici che lui pretendeva onde evitare problemi. Vivevo blindata e nella paura. Sua madre chiese ai miei di non farmi fidanzare subito con un altro, altrimenti il figlio avrebbe potuto picchiare il mio nuovo ragazzo». Lo aveva fatto anche con un successivo fidanzato di lei, finito nel mirino delle ritorsioni violente.
Redazione Sa