«Ancora una giornata importante per il patrimonio artistico e storico della Provincia di Benevento, grazie all’iniziativa dell’Inner Wheel della presidente Filomena Pacelli Cotroneo, che, in occasione del proprio quarantennale, ha finanziato il restauro dello scudo di un cavaliere e di altri manufatti, che danno maggiore spessore alla Sezione Archeologica del Museo del Sannio, seguendo gli indirizzi scientifici del direttore Marcello Rotili».
Così il Vice Presidente della Provincia, Nino Lombardi, nel suo saluto alla cerimonia tenutasi presso l’Auditorium dell’Istituto di piazza Matteotti per l’annunciata esposizione al pubblico di importanti reperti del patrimonio del Museo del Sannio, finora non disponibili alla visione, restaurati da Inner Wheel Club di Benevento e dalla stessa Provincia.
«La Provincia — ha proseguito nel suo intervento Lombardi — non viene meno al suo impegno di migliorare e potenziare l’offerta culturale, sia pure non avendo una delega specifica ma agendo di concerto con la Regione Campania e potendo contare sul supporto della sua società partecipata Sannio Europa. È un cantiere perennemente aperto, perché crediamo in questa opzione, soprattutto all’indomani delle restrizioni dell’emergenza epidemiologica, una fase che potremo superare completamente, rendendo sempre più agibili, attrattivi e fruibili gli spazi museali, che già riscuotono l’interesse di turisti e visitatori, come abbiamo avuto già modo di verificare in questi mesi, finalmente sgravati dalle pesanti e pressanti limitazioni imposte dal Covid».
All’incontro è intervenuta, in rappresentanza del sindaco Clemente Mastella, l’assessore alla Cultura di Palazzo Mosti, Antonella Tartaglia Polcini, che ha ribadito la linea sinergica con la Provincia di Benevento e i comuni intenti di valorizzazione del patrimonio cittadino.
La presentazione dei restauri effettuati e della riorganizzazione scientifica del Museo del Sannio, peraltro ancora in corso, è stata affidata quindi al prof. Marcello Rotili. Questi ha accompagnato il pubblico presente nell’Auditorium in un lungo viaggio virtuale all’interno dell’Istituto spiegando quanto è stato fatto da lui stesso, dai suoi collaboratori e da archeologi e restauratori anche volontari per recuperare e portare alla visione molti reperti fino ad oggi non esposti. La ricollocazione è stata resa possibile anche per il fatto che, come si ricorderà, subito prima della pandemia, sotto la presidenza del compianto Claudio Ricci, il Museo del Sannio aveva restituito alla Curia Arcivescovile alcuni importantissimi reperti che erano stati recuperati subito dopo la distruzione del Duomo a seguito parte dei bombardamenti aerei alleati del 1943.
Nell’imminenza dell’apertura al pubblico della Sezione longobarda del Museo del Sannio, ora ridenominata “Sezione di Archeologia tardo antica e longobarda”, è stato dunque restaurato grazie ad Inner Wheel lo scudo di un cavaliere longobardo, che è stato collocato in posizione verticale, grazie ad un supporto ligneo, in una grande vetrina predisposta per accogliere l’armamento tipo e gli oggetti di uso personale, fra i quali il pettine in osso. Sono esposti nella stessa vetrina anche la “spatha” (a due taglienti), lo “scramasax” (sciabola ad un tagliente), la cuspide di lancia, l’ascia da lancio (francisca), gli speroni (i Longobardi, come altri popoli dell’antichità e del primo medioevo, non conoscevano le staffe).
Altri oggetti sono stati recuperati e restaurati con fondi della Provincia di Benevento. Sono state realizzate nuove vetrine a parete per esporre tutti i manufatti riferibili ai rinvenimenti del febbraio-marzo 1927, manufatti che in gran numero erano conservati in deposito. Il percorso espositivo è arricchito dall’immagine in scala 1:1 di un guerriero longobardo il cui armamento è stato ricostruito in base al corredo funerario della tomba 119 di Castel Trosino (Ascoli Piceno). Nello stesso tabellone è la figura di una donna con gli oggetti d’uso: il tutto basato sui manufatti trovati nella tomba 17 di Nocera Umbra (Perugia).
L’esposizione è integrata da tabelloni nei quali sono riassunti i dati disponibili, in sede scientifica, sul funerale del guerriero e/o della donna; sulle croci in lamina d’oro e sulle fibule; sulla tecnologia di fabbricazione delle spathae e degli scramasax.
All’ingresso un tabellone è riservato a Benevento in età tardo antica e longobarda. Parte dell’esposizione è riservata alla scultura prodotta a Benevento e nel Beneventano.