Avellino

"Io sono un partigiano non armato. A capodanno del 1987 stavo rimanendo cieco e sordo con i botti. Ho giurato di non toccare più esplosivo" - "Mi sentivo di resistere alle azioni del governo. Ma la mia era una resistenza pacifica".
Sono le parole di Ubaldo Pelosi, imputato insieme a Carmine Bassetti per l'esplosione di una bomba carta al centro per l'impiego di Avellino.
Parole confermate anche dall'escussione dell'amico Luca Orazio che ha precisato: "Sono stato io a proporre a Ubaldo di querelare lo Stato". E riguardo alla frase intercettata "Qui si fa la rivoluzione", ne viene spiegato il significato ai giudici proprio da Pelosi: "Quando andai a presentare la querela contro il governo perché in disaccordo con le restrizioni della pandemia pronunciai quella frase ai carabinieri - sempre riferendomi alla querela che stavo depositando.
Tante le contraddizioni emerse dall'esame degli imputati. E sul passaggio dell'auto di Pelosi nei pressi di contrada Baccanico  riferisce l'imputato: "Ricordo che quella sera, come anche altre sere nei giorni precedenti, mi intrattenevo un po' in più allo studio perche venendo da un periodo di chiusura dell'attività,  avevo un maggior carico di lavoro da svolgere. Quella sera feci tardi, uscii dallo studio e dimenticai il marsupio con le chiavi di casa. Tornai a fare il giro e passai da lì per andare a recuperare il marsupio".
Quella sera Bassetti, invece, era a casa. In più, anche lui prende le distanze da ogni tipo di interesse verso i materiali esplosivi: "Ho sempre amato i cani. E botti e cani non vanno d'accordo. Non mi sono mai interessati gli esplosivi".
I due uomini, ricordiamo, sono stati arrestati perché - secondo la Procura di Avellino - avrebbero piazzato un ordigno esplosivo nei pressi del centro per l'impiego di Avellino, nel marzo 2020.
Ascoltato in aula anche il brigadiere Gianluca Restieri: "Sono arrivato sul posto - ha raccontato - dopo quindici minuti dalla chiamata in centrale. Con i colleghi abbiamo proceduto a verificare la testimonianza di G. S., il testimone oculare.
 Gli uomini, accusati inizialmente di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico - accuse poi derubricate da parte del Tribunale del Riesame di Napoli - avrebbero aderito a un movimento no-mask che si opponeva alle restrizioni imposte dal governo Conte a contrasto della pandemia, motivo per cui avrebbero deciso di colpire il centro per l'impiego con l'ordigno artigianale.
Alla prossima udienza, prevista per il 5 luglio, verrà chiusa la fase istruttoria, con gli ultimi testi della difesa.
Si attende anche lo scioglimento della riserva sulla richiesta di revoca della misura cautelare di obbligo di dimora per entrambi gli imputati, avanzata dai difensori Gaetano Aufiero, Nello Pizza e Rolando Iorio