Salerno

Considera «triste» la fine dell'avventura. Ma è convinto che «qualche schizzo di fango sulla tela» non possa «sminuire un'opera d'arte». Walter Sabatini, in un'intervista concessa al Corriere della Sera e realizzata da Mirko Graziano, ha ricostruito i motivi che hanno portato alla separazione dalla Salernitana. «È tutto figlio di un equivoco», ha spiegato l'esperto dirigente che, insieme all'allenatore Davide Nicola e al presidente Danilo Iervolino è stato tra i protagonisti dell'impresa salvezza. La rottura tra ds e proprietà, come è noto, è scaturita da alcune incomprensioni legate all'operazione per il rinnovo di Lassana Coulibaly.

«Nel caso di Coulibaly, rifarei cento volte tutto», ha spiegato Sabatini. «Ho solo cercato di difendere un patrimonio della Salernitana, messo a repentaglio da una clausola secondo cui il ragazzo poteva liberarsi a 20mila euro in B e a 1,7 milioni in A: un accordo che ovviamente non avevo fatto io. Il presidente - perfettamente al corrente di tutto come l'ad Milan - mi ha dato mandato di risolvere la questione perché non voleva assolutamente perdere il giocatore, e io mi sono limitato a trasferirgli le richieste degli agenti. Stava a lui decidere se accettarle o se perdere Coulibaly. In passato sul tema delle commissioni ho fatto battaglie di principio, nobilissime ma alla fine anche dannose».

Probabile che questa sia stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso, anche se appena 24 ore prima Iervolino aveva pubblicamente riconfermato Sabatini. Il ds è apparso fortemente amareggiato per l'epilogo. «È una triste fine per un'avventura che ci ha fatto esplodere di gioia. È stata imbrattata una tela del Caravaggio ma non è certo qualche schizzo di fango sulla tela che può sminuire un'opera d'arte. Lascio un monolite. Merito dell'allenatore e degli stessi giocatori. Oggi c'è un gruppo pronto a dare battaglia contro chiunque: naturalmente va integrato, migliorato, corretto. Spero che non venga disintegrato».