Benevento

C'è anche un sannita tra i sedici destinatari – residenti nelle province di Napoli, Caserta, Salerno ed Agrigento - delle misure cautelari adottate dal gip del Tribunale di Napoli, Baldassarre, nell'inchiesta della Procura e della guardia di finanza partenopee su una presunta truffa sul bonus cultura 18 App del valore di 500 euro: un voucher da spendere in cinema, musica e concerti, eventi culturali, libri, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell’editoria audiovisiva, corsi di musica, corsi di teatro e corsi di lingua straniera, nonché abbonamenti a quotidiani anche in formato digital.

Si tratta del 23enne Marco Amedeo Sanzari, di Guardia Sanframondi, finito agli arresti domiciliari per una ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Indagato a piede libero, invece, il padre, al quale è stato contestato il riciclaggio. Entrambi sono difesi dall'avvocato Danilo Riccio.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo aver scaricato l'App, il giovane avrebbe preso il bonus e poi sarebbe entrato in contatto con il titolare di un negozio di Napoli con l'intenzione di acquistare un computer. Un prodotto non incluso nella lista di quelli che era possibile comprare: un ostacolo che il commerciante gli avrebbe proposto di saltare. In che modo? Trattenendo 150 euro come tasse da versare allo Stato e restituendogli i restanti 350 euro. Una soluzione che il 23enne avrebbe accettato, indicando, come conto corrente sul quale ricevere la somma, quello del genitore. Inoltre, avrebbe procacciato una serie di amici della zona, ai quali avrebbe illustrato l'iter che aveva seguito.

L'inchiesta è partita dopo una segnalazione del Ministero della Cultura, le fiamme gialle ritengono di aver definito il meccanismo in base al quale il titolare dell'esercizio di commercio all’ingrosso di computer e la moglie “avrebbero accettato e validato, sulla piattaforma dedicata, buoni del valore di 500 euro ciascuno,emesso una fatturazione di pari importo, giustificandola con la compravendita, in realtà mai avvenuta, di beni funzionalmente destinati alla spendita del bonus, eavrebbero ricevuto, a titolo di rimborso, la liquidazione dell’intero importo di 500 euro dal Ministero della Cultura, trattenendo per sé una percentuale oscillante intorno al 30%”.

Eseguite perquisizioni informatiche ed accertamenti bancari, l’attivitàavrebbe permesso - attraverso la conversione in denaro, non consentita, del contributo pubblico - di conseguire il rimborso di oltre 3.300 voucher 18App (intestati a beneficiari residenti in tutto il territorio nazionale), cagionando al Ministero della Cultura un danno superiore al milione e mezzo di euro.

Nella stessa ordinanza è stato disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, della somma complessiva di oltre 1.500.000 euro sui beni mobili e immobili di pertinenza degli indagati.