Che anche questo appuntamento potesse rivelarsi non semplice, era probabilmente prevedibile alla luce di ciò che era accaduto in quello precedente. Uno 'scontro' a colpi di richieste della difesa e decisioni del gup Loredana Camerlengo, continuato anche oggi, al punto che il giudice, ad un tratto, ha avvertito l'avvocato Angelo Leone che, se avesse insistito nel suo atteggiamento, l'avrebbe espulso dall'aula.
E' il clima respirato nell'udienza preliminare a carico di Luigi Zampelli, 62 anni, e del figlio Angelo, 35 anni – per lui rito abbreviato -, due imprenditori di Ponte accusati di tentato omicidio e porto illegale in luogo pubblico di arma da fuoco. Sono ritenuti i presunti responsabili di un episodio che risale alla notte del 28 gennaio del 2020, del quale aveva fatto le spese, secondo gli inquirenti, un 30enne – parte civile con l'avvocato Giovanni Itro-, contro la cui auto sarebbero stati esplosi alcuni colpi di pistola.
Il giovane è stato ascoltato questa mattina, ha riposto alle domande del pm Francesco Sansobrino, che aveva diretto le indagini dei carabinieri, e dei legali delle parti, con i difensori – oltre all'avvocato Angelo Leone, l'avvocato Mario Palmieri- che hanno ovviamente cercato di evidenziare ogni possibile contraddizione . Si torna in aula il 29 giugno, quando toccherà ai consulenti balistici nominati dal Pm e dalla difesa in una inchiesta che nel dicembre del 2020 era sfociata negli arresti domiciliari per i due Zampelli, disposti con una ordinanza che il Riesame aveva però annullato, restituendoli alla libertà.
Si tratta di una storia di cui ci siamo ripetutamente occupati, centrata sui colpi sparati dalla Beretta calibro 7.65 detenuta legalmente da Luigi Zampelli, durante l'inseguimento della Golf della vittima con una Smart nella quale si sarebbe trovato anche Angelo. La mattina successiva l'allora 28enne, che aveva rapporti complicati con i due Zampelli, aveva rinvenuto il portabagagli della sua Golf forata da un proiettile che era poi rimasto incastrato nell'intelaiatura del sedile posteriore destro. Il 28enne aveva denunciato ai militari di essere stato per alcuni mesi un dipendente, anche se a nero, dell'impresa, i cui titolari lo avrebbero accusato di essere il responsabile di alcuni danneggiamenti e incendi all'interno dell'azienda.
Durante l'interrogatorio di garanzia, Luigi Zampelli si era avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Angelo aveva respinto ogni addebito, ricordando di essere stato svegliato dalla mamma che lo aveva informato che il papà era uscito dopo aver ricevuto la telefonata del custode della ditta, preoccupato dalle parole che gli avrebbe rivolto, transitando dinanzi al cancello d'ingresso, il conducente della Golf.
Non è mai stato un nostro dipendente, neanche a nero, si tratta di una persona che avrebbe ripetutamente chiesto, senza ottenerlo, di essere assunta per ottenere la disoccupazione, aveva precisato il 33enne. Che aveva anche affermato di aver raggiunto quella notte il genitore e di essere rimasto sempre nel piazzale della ditta, in attesa dei carabinieri, allertati dal 60enne, che dopo aver visto nuovamente passare la Golf, si era messo alla guida della Smart e l'aveva seguita, per capire dove fosse diretta.