Dopo aver scontato il turno di squalifica per la rissa scoppiata durante Salernitana-Cagliari, Franck Ribery è pronto a dare il suo contributo per l'ultima battaglia che attende la formazione granata. Il campione francese ha voglia di aggiungere un altro tassello alla sua incredibile carriera e farà di tutto per far sentire il suo peso, sia in campo che fuori. Salerno, per lui, è stata una grande sfida ed il carisma con il quale si è proiettato nel mondo granata lo dimostra a pieno. Temi di cui il fuoriclasse della Salernitana ha parlato con Diletta Leotta, in occasione della puntata di “Linea Diletta” in uscita su DAZN oggi, mercoledì 18 maggio.
Un'intervista girata al largo di Salerno a bordo del peschereccio “Lucia Madre”, che tra pochi giorni sarà impegnato nella pesca al tonno rosso del Mediterraneo. «Qui sul peschereccio mi sento a casa. Sono di Boulogne-sur-Mer, una cittadina di mare nel nord della Francia. Ho alcuni cugini che lavorano al porto, quindi ho già confidenza con barche simili a queste», ha raccontato Franck Ribery che ha parlato anche di Salerno e della Salernitana. «È una bella città, qui si vive per il calcio. Prima di venire qua ho cercato informazioni sulla Salernitana e su Salerno perché non ne sapevo molto. Poi, quando sono arrivato, il calore della gente mi ha ricordato la Francia. Anche da noi le persone vivono per il calcio, vivono per la loro passione. E anch'io sono così e per questo motivo sono venuto qua. Anche se ho vinto tutto nella mia vita e ho 39 anni, mi sento ancora un bambino: mi piace il calcio e vivo per quello».
Sensazioni che il numero 7 ha potuto provare soprattutto durante le partite giocate all'Arechi: «L’Arechi è un po’ speciale. Non è uno stadio troppo grande, ma si fa sentire: ti dà qualcosa di diverso rispetto a tanti grandi stadi che ho conosciuto nella mia carriera. I tifosi sono vicini ai giocatori, si fanno sentire dal primo all’ultimo minuto. Io faccio sempre il massimo per loro: fanno tanti sacrifici ogni settimana, portano la famiglia e i bambini allo stadio. Loro vivono per il calcio, anche io. Quando c’è un rapporto positivo con i tifosi sono contento. Quando faccio una buona partita vado a casa tranquillo perché so che la città, all’indomani, quando si sveglia parlerà della partita. So cosa significa per un tifoso vincere o perdere. Quando perdiamo sto malissimo perché so quanto ci tengono. Ho sentito fin da subito il calore della gente di Salerno, fin da quando sono arrivato. Mi ha dato la forza, la motivazione. Mi piace lavorare e dare il massimo, ma quando c’è anche questa vicinanza col pubblico, è questo che fa la differenza per continuare a lavorare e a credere nel nostro obiettivo».
Il numero 7 della Salernitana ha parlato anche della mentalità che mette ogni giorno nella sua vita da calciatore. «Io ho rispetto per la maglia, voglio che a fine partita sia sudata. Al mattino quando mi sveglio sono contento di andare all’allenamento. Quando giochiamo le partitelle in allenamento voglio sempre vincere: è fondamentale, questo significa avere mentalità, avere fame».
Ribery, inoltre, ha parlato di quello che potrebbe essere il suo futuro: «Mi piacerebbe fare l’allenatore un giorno. Per ora non ci penso ancora perché voglio giocare, mi sento bene. Non so ancora cosa farò il prossimo anno, ma finché potrò dare qualcosa ai tifosi continuerò a giocare. Però il ruolo dell’allenatore mi piace, amo stare vicino ai giocatori come ho fatto un po’ negli ultimi 5-6 anni, soprattutto qui alla Salernitana ma anche a Firenze».
Un legame che si è visto, molto spesso, anche in campo. «In tanti mi dicono ‘perché non calci di più’. Potrei, ma a me piace fare assist e vedere il mio compagno contento. Non so, forse sono un po’ pazzo ma semplicemente questo è ciò che ho dentro: mi piace vedere i miei compagni di squadra felici».