Gesualdo

E’ un atto dovuto, una prassi. L’apertura del fascicolo da parte della Procura di Avellino sulla morte di Peter, dovrà chiarire si vi sia la sussistenza di ipotizzare il reato di istigazione al suicidio. Ma è un normale adempiento nei casi di morte dovuta a suicidio. 

Quindi, i magistrati avellinesi dopo il suicidio del 16enne di Gesualdo, sono al lavoro per individuare l’esistenza di eventuali elementi che possano aver turbato a tal punto il ragazzino da spingerlo ad un gesto così drammatico. Peter si è sparato un colpo di pistola alla testa. Un gesto estremo da un parte di un giovane apparentemente felice, sereno, ben integrato nella comunità, a scuola e molto legato alla sua famiglia d’adozione con la quale viveva da quando aveva solo 4 anni. Gli inquirenti hanno sequestrato il suo telefono cellulare e il suo computer, sono al lavoro per cercare di raccogliere elementi utili alle indagini. Approfondimenti sia nell’ambito scolastico che nelle cerchie di amicizie più strette.